Fino all’ultima aurora – Seconda parte

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(Seconda parte) (prima parte)

«Mi piacerebbe risentire la sua voce, Lupo, ma la mia principessa è spietata. L’amavo, per questo ho scelto il mare.» Le dita trovano il tasto della ripetizione; una raffica di numeri manda i suoi squilli lontano, dove il sole già illumina i minareti.

«Ciao, Golnar.» Il saluto muore nel silenzio della cornetta. «Arriva l’ultima aurora. Non sarai più la mia ‘Golnar del mare’: le mie storie sono finite…» Una fitta, uno spasmo, un rantolo. «…e il mio Sultano è inesorabile, come la sua clessidra.» Un’interferenza, come un sospiro lontano. «È stato meglio così, principessa: non avevo molto da offrirti. Sei arrivata troppo tardi; ero già schiavo di un altro padrone.» L’uomo tossisce a lungo, tenendosi il petto. «È generoso, il mare. Ti incatena al timone e ti rende libero, finché dura. E non ti ferisce mai, finché non ti uccide. Nessuna donna ha il suo odore; e nessuna ti lascia il sale sulle labbra, dopo.» Ancora un sospiro. «Non riattaccare, principessa; resta con me, ascoltami fino all’ultima aurora. Mi è rimasto soltanto Lupo; l’ho trovato in un vicolo del porto, il giorno della tua partenza. È cresciuto sul veliero; da quando siamo rimasti a terra, ha scelto il silenzio: gli leggo le mie storie, ma lui ascolta il mare.» Un singhiozzo sembra perdersi lungo il cavo del telefono. «Ora devo andare. Scusami se ti ho cercata per tante notti; era l’unico modo per rallentare la clessidra e ingannare il Sultano. E arrivare fin qui.» L’uomo adesso ha un groppo in gola; saluta in fretta e riattacca, in affanno. Di fronte al promontorio, un veliero si staglia contro l’orizzonte, pronto a salpare l’ancora, senza di lui. La brezza sfiora le onde, e accarezza le pagine consunte. L’ultima aurora brucia in fretta i suoi colori; la luce del giorno dilaga negli occhi umidi del Comandante. Il telefono squilla. L’uomo trasale: l’ultima fitta gli buca il cuore. Le lenti del binocolo vanno in pezzi nell’urto col pavimento. La mano arranca verso la cornetta. Il cane si erge per un attimo sulle zampe, e poi si lancia verso il balcone, abbaiando. Le dita annaspano sul telefono, che squilla ancora. Un’ambulanza ulula da lontano imitando Lupo, all’unisono; le zampe artigliano la ringhiera. Il telefono squilla, ancora. “ULTIM’ORA. Noto Comandante di veliero da crociera muore in solitudine; poco più che cinquantenne, era malato da tempo. Come già accaduto qualche mese fa, il suo cane aveva allertato i vicini, abbaiando disperato, senza però riuscire a salvarlo una seconda volta. Un particolare inquietante: l’uomo stringeva fra le dita la cornetta del telefono, come in cerca di aiuto, ma pare che avesse disdetto da tempo il contratto telefonico. In ossequio alle sue ultime volontà, la sua collezione di libri dedicati al mare verrà donata alla biblioteca del locale Circolo Nautico. Al prossimo viaggio del suo veliero, le ceneri del Comandante verranno disperse in mare, lungo la rotta verso lo Stretto del Bosforo. Una prece.” Foto di Pezibear da Pixabay

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