Incontro ravvicinato con il decespugliatore

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«Perché non tagli l’erba, lo sai usare il decespugliatore?», ti chiede tua moglie. «Ma che domande fai, come puoi pensare il contrario?», le rispondi incrociando il suo sguardo perplesso. È da tanto che lo tieni d’occhio l’attrezzo, devi necessariamente ammortizzare la spesa. «È un 25 o un 33?», ti domanda l’esperto di turno. Il 33 giri ti torna in mente, il 25 no. Forse intendeva dire 45. Apri la porta della baracca per prenderlo e lui, il decespugliatore, si volta dall’altra parte. Cominci male.
«Come lo vuoi il filo, sottile o doppio?», poi il commesso rincara la dose: «Lo vuoi tondo o quadrato? Chissà se si vince qualcosa, hai il cinquanta per cento di possibilità di fornire la risposta esatta per entrambe le domande.
«Boh…»
«E se non lo sai tu!»
Devi decidere, buttarti. E rispondi a caso, per te un filo vale l’altro. «Doppio», sinonimo di massiccio. Paghi e ti rechi dal benzinaio per la miscela. «A quanto la faccio?», ti chiede. «Perché posso scegliere io il prezzo?» Ma lui intende la percentuale di olio da aggiungere alla benzina.
Sei a casa, finalmente pronto per iniziare l’opera. Fai mente locale: filo, disco, miscela che fuoriesce dal serbatoio ed è normale ti assicurano poiché è cinese, come a dire se non funziona ed è cinese è tutto regolare, testina batti e vai (quella che mentre lavori battendo per terra il filo dovrebbe allungarsi quanto basta), troppo larghe le viti, troppo strette. Mascherine, guanti, occhiali, cintole intorno alla vita, sembri un astronauta pronto al decollo. Il cagnolino di famiglia ti guarda strano e comincia ad abbaiare. E metti in moto che già ti sembra un successo. E batti, batti, quasi a rompere tutto, ma il filo non si muove. E si spegne il motore dopo qualche singhiozzo. E inizi a tirare di nuovo, con foga, come fosse una motosega. E tiri, tiri, ma non c’è verso. Ma come, lo stesso decespugliatore che parte non appena vede sopraggiungere in lontananza il giardiniere… Ti guardi intorno sperando che non ci sia nessuno: «Sono attrezzi disgraziati!» Dal tono della voce riesci a percepire il sorriso del buon contadino proprietario della terra a confine. «Hai finito?», si affaccia tua moglie alla finestra che non ti sente da qualche ora. Hai finito? Ma se non hai ancora tagliato un filo d’erba. Nella tua mente riaffiorano scene di fantozziana memoria e ti affidi alle istruzioni. Le istruzioni sono una cosa pazzesca. È vero, non hai indossato l’elmetto e la protezione per le orecchie, forse per questo non funziona. C’è scritto che l’attrezzo non deve essere usato nella tempesta, quando ci sono i fulmini. Ma va! Non toccare le parti calde del motore, potresti scottarti. Giusto, è bene ripeterlo, che si sappia: se vi trovate in prossimità di una fiamma non metteteci le mani, c’è il rischio concreto di ustionarvi. Tenere la lama lontano dal corpo, e tu che pensavi di tagliartici la barba. Il fischietto per l’emergenza poi… Tenere lontano dalla portata dei bambini. Peccato, stavi pensando di fare un salto all’asilo per vedere se ci capivano qualcosa loro, i bambini. Venti pagine circa, un trattato in tutte le lingue zeppo di oscenità che rendono tanto ridicolo chi scrive quanto deficiente chi legge. Decespugliatore in funzione: leva rossa giù, leva aria giù. Per messa in moto pompare miscela 4/5 volte pulsante sotto scatola nera e alzare aria. Una volta messo in moto riportare leva aria giù. Il consiglio è di svuotare il serbatoio della miscela, rimetterlo in moto e aspettare che si spegne. Ma questo non c’è scritto nel manuale, è una chicca del tecnico. Ingrassare di tanto in tanto la vite, non farlo surriscaldare troppo quando lavori e magari abbraccialo e cantagli “Non son degno di te”. Batti e vai, passare con un giravite che fa da guida il filo per mt 1,5 circa e tirarlo in parti uguali. Ancora con questo batti e vai? Un dubbio ti assale forte: e se fosse un errore di battitura di colui che ha trascritto il consiglio? Potrebbe essere benissimo sbatti e vai, nel senso che se non funziona sbattilo pure per terra e vattene senza perdere tempo. Le ore passano inesorabili. È un decespugliatore per la miseria, mica il Bosone di Higgs. Non che tu te ne intenda del Bosone di Higgs, ma è il Bosone di Higgs cavolo, se non ne sai nulla sei più che giustificato.
Ti illudi di nuovo, per un attimo: Riparte! Con l’acceleratore al massimo scavi un grosso buco per terra e tranci l’erba un po’ di qua un po’ di là, fin quando si ferma di nuovo definitivamente e sei costretto a rinunciare. Con il cuore in tumulto chiami il giardiniere e ti subisci la solita ramanzina: … che la prossima volta lo devi avvertire prima, che gli devi far trovare il cancello aperto, che l’erba l’hai fatta crescere troppo, che ti deve aumentare il prezzo perché così non ce la fa più, che gli fanno male le gambe e pure le ginocchia, che le piante d’ulivo andrebbero potate e che non le devono rovinare quando raccolgono le olive, che il terreno è troppo scosceso, che lui la macchina non la sale sopra sennò si rovina, che la terra è troppo secca. Si stancherà prima o poi.
Il lavoro finito è ottimo, non c’è che dire. E neanche il prezzo è male. Rincasi a testa bassa cercando di evitare lo sguardo di tua moglie. Ripensi alla giornata e ti chiedi cosa hai sbagliato. Ed è mentre rimetti a posto il manuale delle istruzioni che hai un sussulto. Il lembo sinistro di alcune pagine è leggermente strappato, potrebbero mancare delle lettere…
Ma certo, manca la S, era l’unica cosa chiara in tutto il manuale delle istruzioni: “Sbatti e vai!”.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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