Ci vuole così poco…

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Questa storia inizia al Pigneto, all’associazione di promozione sociale Sparwasser che porta avanti il progetto di insegnamento della lingua italiana agli stranieri per il quale mi sono proposta. Non che io sia insegnante, ma poiché ho già fatto una cosa analoga nei campi profughi palestinesi del Libano dove opera ULAIA ArteSud ODV, l’associazione che presiedo, ho pensato che forse, mentre sono in Italia, potrei fare lo stesso nella mia città.


Alla prima lezione mi vengono affidate una signora e la figlia di 8 anni del Bangladesh. Arrivate da poco, non parlano una sola parola di italiano, ma in compenso la bimba parla, anzi straparla inglese. Dove l’avrà imparato? La mamma dice “dal cellulare, attraverso i giochi”. L’inglese della bimba è molto fluente e mi sembra quasi impossibile che l’abbia appreso così, ma poiché nei campi profughi che frequento i bambini nelle scuole UNRWA studiano alcune materie in inglese già dalla quarta elementare, ho pensato a qualcosa di analogo in Bangladesh.


Stabilisco un buon rapporto con mamma e figlia, anche se mi fanno arrabbiare perché si suggeriscono a vicenda, e con gli altri colleghi ci chiediamo perché questa bimba non vada a scuola. Complicato capire da loro i particolari, ma con certezza il motivo che ci viene riferito è che non ha ancora il permesso di soggiorno.
Nelle lezioni successive, dopo essermi sincerata che non vi fossero motivi diversi, e avendo saputo che la bimba a casa era triste, che non aveva compagni di gioco, che mangiava poco, ho capito che era il momento di agire.
Lo staff di Sparwasser è efficientissimo nel mettermi in contatto con chi è a conoscenza dei diritti degli immigrati e dei passi burocratici da affrontare. L’avvocato mi rassicura sull’obbligo di accoglimento nelle scuole anche in assenza del permesso di soggiorno e sulla sua disponibilità a subentrare in caso di rifiuto. Mentre attendo anche il contatto, sempre attraverso Sparwasser, di una persona di un CAF disponibile a seguire l’iter formale delle domande, mi capita di ascoltare dal TG che sono aperte le iscrizioni per l’anno scolastico 2024-25. Dio mio! Ai tempi di mio figlio non ci si anticipava di tanto per l’iscrizione! Capisco che devo sbrigarmi altrimenti la bimba perderà un altro anno!
Mi rivolgo allora ad una insegnante del quartiere che mi instrada sul percorso da seguire e mi suggerisce di iniziare dalla scuola.


La centrale è la “Alberto Manzi”. Lì trovo grande disponibilità da parte della dirigente scolastica e ricevo tutte le delucidazioni per procedere all’iscrizione direttamente presso di loro. Quando torno con la bimba e la mamma, trovo un modo carino per chiedere anche di valutare l’inserimento da subito. “Parla inglese – le dico – e forse inserita ora ne trarranno beneficio anche i bambini della classe in un reciproco e naturale apprendimento non didattico delle lingue…”. Il resto l’ha fatto la bimba e la sua simpatia. Per nulla intimorita da estranei, rispondeva alle domande straparlando inglese!
Il giorno dopo la Manzi riceve disponibilità dalla scuola Toti (per chi non conosce il quartiere, ironia del caso, la scuola è situata proprio di fronte allo Sparwasser!) ci assegna la sezione, dove ci presentiamo lo stesso giorno. La felicità della piccola è alle stelle, la maestra la porta già in classe, uscirà alle 16,30.
Io e la mamma ci allontaniamo incredule, ma altrettanto felici.


Nei giorni successivi compilo e spedisco al Comune anche il modulo per la dieta mensa e ricevo il buono per i libri che consegno alla mamma. Qui termina la storia.
Oggi qui allo Sparwasser è il primo mercoledì senza la bimba. Non è lo stesso, quello “scricciolo” lascia un vuoto, i bimbi danno allegria, ma è giusto che sia così.


Ulaia ArteSud ODV

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