La signora dei sacchetti e dei piccioni

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La ‘Signora dei sacchetti e dei piccioni’ è morta. Non ne conosce il nome, ma la vedeva sempre, quasi ogni giorno. Berretto di lana e giacca anche in piena estate, i capelli argentati e arruffati, il sorriso vago, sereno, sincero. Se ne stava intere mattinate e primi pomeriggi lì, in Piazza L. albergando di panchina in panchina, stringendo tra le dita ruvide quei sacchetti pieni di chissà cosa. Tirava fuori dalle tasche briciole per i suoi piccioni. Aveva l’aria generosa. Sempre una parola da dire a chi le concedeva anche solo due minuti della sua giornata, con la ventiquattrore stretta tra le dita della mano destra e il cellulare nell’altra. Pare che il nipote l’abbia trovata nel suo piccolo giardino di fiori appassiti, a terra, con gli occhi chiari, vitrei e spalancati. In giro, si dice sia stato un shock per i cittadini. Tutti con l’espressione addolorata e le sopracciglia contratte in un’espressione di sbigottimento e dolore.

– Hai sentito? È incredibile, solo la settimana scorsa l’ho vista in piazza, mentre sorrideva a due piccioni che litigavano per una mollica di pane…
In lavanderia, la proprietaria in carne, con i capelli colorati di un rosso fuoco, un trucco pesante e le sopracciglia tatuate, parla ad una cliente della ‘Signora dei sacchetti e dei piccioni’ con una voce talmente strozzata, che sembra rotta dal dolore.
– … Ci ho chiacchierato, sembrava stesse bene. Che ci vogliamo fa, signò? Il Signore ci porta via quando decide lui. Povera vecchietta. Era tanto buona!

Chiara queste cose le ha sentite. E una sensazione di nausea le ha pervaso lo stomaco. Perché quando muore qualcuno, tutti vogliono gridare al mondo che era buono, che gli erano amico, che la sua morte devasta e addolora? La morte è un mistero. Tutti a rendersi protagonisti di questo mistero. Tutti attori del più scadente spettacolo teatrale, solo per apparire, per avere una parte, un qualsiasi ruolo in una vicenda di cui tutti parleranno. Ricorda molto bene la proprietaria della lavanderia. Passava in piazza, con le buste della spesa; quando ‘La signora dei sacchetti e dei piccioni’ le sorrideva, cercava di parlarle e sembrava volesse raccontarle qualcosa, la tipa sbruffava e parlava tra sé e sé, lamentandosi.
– ‘Ste persone pensano che abbiamo tempo per le loro chiacchiere. Ogni volta che passo qui, sempre la stessa storia.

‘La signora dei sacchetti e dei piccioni’ aveva un nome, ma Chiara non lo conosce. Preferisce chiamarla così. C’è chi pensa che, probabilmente, quella signora mancherà solo ai suoi piccioni. In giro, si sente dire che la sua vita era triste e vuota. Ma che ne sa, la gente? Sempre troppo impegnata a parlare di sé stessa, delle sue esperienze, dei suoi problemi; a inventare la vita degli altri. a romanzare l’esistenza passata di chi ora non c’è più. La vita della ‘Signora dei sacchetti e dei piccioni’ era semplice, serena, soddisfacente. Era una vita libera. Lontana dalle piccole schiavitù quotidiane. Lei era pacifica e sapeva godere delle piccole cose di ogni giorno: il rumore e il profumo della pioggia, i fili d’erba che ti solleticano la schiena quando ti ci stendi, i merli in amore, la pigna che maneggi e che ti annerisce le dita, gli eserciti di pratoline che ognuno nota con un sorriso e che ognuno sa che non deve cogliere, anche se ne ha voglia.

C’è chi si cela dietro le proprie oziosità pomeridiane, fregandosene dei rapporti con gli altri, della vita sociale; e c’è, invece, chi vaga per la città, in cerca di amici, conoscenti, in cerca di qualcuno che possa prenderlo per mano e trascinarlo fuori dal temutissimo tunnel della solitudine, dell’indifferenza. Chiara non può sapere a quale categoria la ‘Signora dei sacchetti e dei piccioni’ appartenesse; può solo immaginarlo e, secondo lei, non era in cerca di nessuno. Stava bene con se stessa, sorrideva agli altri, parlava loro non per instaurare un rapporto, ma perché amava la vita, regalava un sorriso, un saluto o una semplice parola e non voleva nulla in cambio.

In Paradiso esiste il pane? Chissà: ora starà continuando a sorridere da una nuvola, lanciando briciole ai piccioni della piazza. Guarderà con pietà la proprietaria della lavanderia, che ora finge di averla conosciuta e averle dato retta. No, ‘La signora dei sacchetti e dei piccioni’ non è arrabbiata con lei. Le fa solo tenerezza.

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