Dare la precedenza

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C’era una volta un segnale di dare la precedenza a destra e a sinistra. Si sentiva molto triste perché riteneva di aver vissuto una vita monotona e insignificante. Appena lo avvistavano le macchine rallentavano e poi proseguivano dritto. Il suo grande rammarico era il non aver potuto scambiare qualche chiacchiera con la gente, soprattutto con i bambini che amava tanto. E più passava il tempo, più si convinceva che nessuno si sarebbe ricordato di lui. Sopraffatto dalla malinconia, si stava lasciando deperire giorno dopo giorno. I suoi colori oramai sbiaditi e la posizione di ripiegato su sé stesso non lasciavano dubbi circa l’indecorosa fine che l’attendeva. Più in là, un segnale di Stop faceva il gradasso prendendosi gioco dell’affranto collega. Lui sì che era un segnale con i controfiocchi, al suo cospetto tutti si fermavano, nessuno osava, lui era lo Stop.

“Perché io dare la precedenza e lui Stop?” si chiedeva il poveretto. Intanto le stagioni si alternavano senza sosta. Passò un nuovo inverno e la primavera preparò il terreno all’estate che puntuale arrivò. Capitò che, nella frescura del giorno che cedeva il passo alla notte, un usignolo inneggiò alla vita. Cantò dolci melodie appollaiato sul ramo più alto coperto dalle fronde rigogliose di un carpino bianco. Ma i piagnistei del segnale giunsero alle orecchie dell’usignolo. Questi smise di cantare e si spostò sul bordo superiore dell’amico. L’usignolo apprese i motivi del malcontento e intanto promise che avrebbe tentato di convincere lo Stop a essere più riconoscente nei confronti degli altri. Poi ricordò all’amico che dare è il massimo, il gesto più nobile che esista. Dare per il piacere di dare, senza pretendere nulla in cambio. “Sei fortunato”, aggiunse “la tua missione è dare, la precedenza a destra e a sinistra, non ti puoi sbagliare. Fai defluire il traffico in tranquillità, assecondi il dolce scorrere del tempo”. Il seme era stato gettato, ma lui non era ancora maturo, continuò a nascondersi.

E proprio perché nessuno lo vedeva più ci furono numerosi incidenti, fortunatamente non gravi. Ma quando venne a sapere che tra i feriti c’era un bambino, comprese finalmente che dal suo operare dipendevano i destini di intere famiglie. Rincuoratosi, continuò la sua missione fino a quando, vecchio e stanco, giunse il tempo di una onorevole rottamazione. Nel lasciare il posto a un segnale più giovane gli ricordò che la società ha bisogno di qualche Stop serio e di molti segnali di dare precedenza a destra e a sinistra, poiché sono questi che fanno girare il mondo. L’usignolo, soddisfatto, intonò la sua ultima melodia. Poi migrò.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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