Sapore di vino, odore di arte

Racconti (di)vini
Racconti (di)vini
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Si respira nell’aria voglia di rinnovamento con uno sguardo alla tradizione. È tempo di miracoli, mantelli donati a mendicanti riconoscenti nel giorno in cui il mosto diventa vino; ed è bello ogni tanto barattare la leggerezza dell’acqua con la bontà del vino. Si spera in una serata di successo, ma mai come stavolta un fiasco ci andrebbe bene, pure mezzo. Presentiamo sua maestà, il novello, nella notte di San Martino, la notte dell’amicizia.

Ci attende sulla soglia l’oste, il calice in una mano il fiasco nell’altra. L’aria è frizzantina. Qualcuno sembra esagerare, ma è un falso allarme, finisce tutto a tarallucci e vino. E va bene così.

“Bisogna esser sempre ubriachi. Tutto sta in questo: è l’unico problema. Per non sentire l’orribile fardello del Tempo che rompe le vostre spalle e vi inclina verso la terra, bisogna che vi ubriachiate senza tregua.

Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro, ma ubriacatevi”. È Baudelaire che mi parla, fine dicitore e degno rappresentante dei cugini d’oltralpe con i quali ci giochiamo il primato di primi produttori.

“E se qualche volta, sui gradini d’un palazzo, sull’erba verde d’un fossato, nella mesta solitudine della vostra camera vi risvegliate con l’ubriachezza già diminuita o scomparsa, domandate al vento, all’onda, alla stella, all’uccello, all’orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, domandate che ora è; e il vento, l’onda, la stella, l’uccello, l’orologio, vi risponderanno: “È l’ora di ubriacarsi! Per non esser gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi; ubriacatevi senza smettere! Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro.”

Ciò che si vede oggi è sempre frutto del percorso di ieri.

Ed è settembre.

Incontro un trattore con il carrello occupato da cassette di uva. Il contadino alla guida si mostra stanco ma felice. L’afa del primo pomeriggio attira moscerini e zanzare che ornano il suo volto ramato. Le sue labbra si schiudono in un timido sorriso, sono certo che un bicchiere di rosso me l’offrirebbe con il cuore. Poi vira verso la sua abitazione dando una rapida occhiata al prezioso carico. Più avanti incrocio un altro trattore di dimensioni più modeste ma comunque sufficienti a contenere tino e torchio.

I preparativi per la vendemmia sono eccezionali per chi sa gustare i sapori antichi della campagna.

I due contadini si ricongiungono, hanno il viso illuminato, come i Re Magi quando videro la Cometa che indicava loro la strada.

Poi la mia mente torna al presente e un uomo mi invita nella sua cantina raccomandandomi di consumare ma con moderazione. Mi racconta un po’ della sua vita. È di nuovo lui, Charles Baudelaire, vittima di eccessi e tormenti e felice all’occorrenza. È vino, è arte, è miscuglio. È quasi mezzanotte a Cassino e dintorni. Tra poco un’alba novella ci ricorderà che è tempo di andare a lavorare la vigna, prima che il padrone torni. È passata da poco la giornata del ringraziamento e la terra è ancora ai nostri piedi. Fino a quando? Penso che dovremmo provare a recuperarla e a preservarla affinché produca ancora buon vino. Anche Baudelaire è d’accordo.  

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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