Buoni propositi

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Quand’ero piccola la notte di San Silvestro, a mezzanotte, si buttavano le cose vecchie.

Per strada c’era davvero di tutto, dalle scarpe vecchie agli abiti usati, dai piatti alle tazze sbeccate e poi, in epoca di maggior consumo, capitava di trovare anche mobili, frigoriferi, lavatrici. Era finito il tempo delle riparazioni e del riciclo. Tutti volevano cose nuove.

Il problema è proprio questo: cose, sempre più cose. E così siamo andati avanti per tutti questi anni, peggiorando di volta in volta. Abbiamo rottamato tutto, dagli oggetti alle persone.

Abbiamo invaso il mondo di cose inutili e caduche, abbiamo, a volte, eliminato affetti, persone scomode, ideali. Continuiamo a farlo ancora oggi, ogni giorno, magari via facebook.
Anch’io quest’anno ho deciso di rottamare o almeno lasciare andare un bel po’ di cose. No, non solo cose come gli abiti che non mi stanno più ma sono ancora in buone condizioni e a qualcuno potrebbero ancora servire, o le troppe pentole e oggetti che invadono la casa, vecchi giornali che ho sempre pensato un giorno potessero servirmi.
Ho deciso di buttare le cose che mi appesantiscono la vita, certe idee e atteggiamenti del passato, come il credermi eterna o indispensabile, o, peggio ancora, capace di reggere tutto e di risolvere tutte le situazioni.

Ho deciso di accettare la mia fragilità, i miei errori, la mia precarietà, senza sentirmi fallita. Ho deciso di aprirmi alla vita altrimenti, con curiosità e desideri rinnovati, senza però perdere la prudenza, la ragione, anzi continuando ad esercitarle evitando però che siano un freno alle emozioni. Forse non l’ho mai fatto ma cercherò di esserne cosciente. Come si fa? Non lo so. E anche questa sarà una scoperta.
Continuerò ad interessarmi al mondo, a cercare di capirlo, di riconoscere le cause dell’orrore. Continuerò a raccontarlo, a trovare il mio modo per essere dentro le cose, per partecipare. Ma senza che tutto questo mi tolga il sonno o l’allegria, cercherò di non odiare l’umanità ma di ritrovare in essa ciò che so esserci di buono, di creativo, di bello.

So che a volte è un’impresa distinguere queste qualità in mezzo all’odio, al razzismo, alle urla di dolore, di rabbia o di intolleranza, al vociare degli eterni scontenti incapaci di cambiare una virgola della realtà – la loro e quella che li circonda. Di tenerli lontani, gli eterni scontenti, incapaci di emozionarsi davanti a una delle tante tragedie ma nemmeno di fronte al sorriso di un bambino o un cielo stellato.
Cercherò di regalarmi tempo e di donarne a chi ne vuole. Cercherò di coltivare un fiore e di guardarlo crescere, di annaffiarlo e proteggerlo dal troppo sole o dalle intemperie. Vederlo fiorire e poi sfiorire, e poi un giorno morire. Proverò a trovare un senso a tutto questo. Anche se “forse un senso non ce l’ha”. E allora proverò a scriverlo questo senso, senza pretendere che appartenga ad altri, che sia universale.

Un piccolo senso, sufficiente per aiutarmi a vivere.

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