Tutto il mondo è paese

Tempo di lettura: 2 Minuti

All’una precisa parcheggio davanti alla scuola. Manca ancora un quarto d’ora al suono della campanella, ne approfitto per leggere le notizie dal telefonino. Una ragazzina di dodici anni di Pordenone si è buttata dal balcone di casa lasciando due biglietti, uno di scuse alla famiglia, l’altro di accuse ai compagni di scuola. Pare che questi l’abbiano ripetutamente derisa. Tiro un sospiro di sollievo nel momento in cui apprendo che la piccola se la caverà, benedette le tapparelle che hanno attutito la caduta. Penso a lei e ai suoi genitori e, tra una riflessione e l’altra, mi chiedo se il mio dispiacere sia frutto di autentica sensibilità oppure di inconscio egoismo. Anche mia figlia ha dodici anni e non mi risulta che a Pordenone si stia peggio di altri posti.

Presumo che sia suonata la campanella, visto che mia figlia ha aperto lo sportello e si è accomodata sul sedile del passeggero. La saluto e ripartiamo. Mi giro e mi accorgo che una lacrima le solca il viso gentile di bambina. Mi confessa che ha da poco finito di litigare con i compagni. Pure lei! Per tutta l’ora di religione le hanno preso il cappello passandoselo tra di loro. Adesso mi chiede la soluzione, mi implora con lo sguardo. Mi sento vulnerabile e per un attimo vorrei spaccare il mondo, ma poi ricordo che anche i suoi compagni devono crescere. Mi calmo e le do il primo consiglio che mi passa per la testa: “Domani mattina, papà, appoggia il cappello sul banco e chiedi loro se vogliono giocarci. Sono certo che lasceranno stare, non sarà così interessante. Devi sapere che i tuoi compagni non si sono divertiti con il tuo cappello, ma con la tua reazione”. Mi sorride e io mi affido alla sua intelligenza. “Grazie papà!”, mi dice riempiendomi il cuore. Sembra aver apprezzato la mia buona fede. Intanto arriviamo a casa. Mi saluta e scende. Mentre apre il portone la chiamo e mi faccio promettere che qualunque cosa ne parliamo sempre prima, noi non siamo gente da scelte affrettate. Entrambi rincuorati ci apprestiamo a vivere la seconda parte della giornata. Riprendo la strada che mi porterà al mio lavoro. Ancora non ho messo la quarta che il mio pensiero va a Pordenone. Perché si sa, tutto il mondo è paese.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

Rispondi