Un eroe non muore mai

biliardino
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È morto Davide. E non venirmi a dire che avrei potuto usare un’espressione meno cruda, tipo è salito in cielo, è passato a miglior vita, ci ha lasciati, è tornato alla casa del padre, è approdato su altri lidi, eccetera eccetera eccetera.

È morto e basta. Senza se e senza ma. Come uno qualunque, come uno di noi. Perché Davide era uno di noi. E c’è voluta la tragedia per accorgertene. E forse a te questo fa più male, perché questo ti fa senso. E se hai pazienza ti spiego il perché. Ma prima consentimi di stringermi idealmente intorno alla famiglia, alla giovane moglie e alla figlioletta. Così come hanno fatto i diecimila e più accorsi al suo funerale.

E se vuoi, non ascoltarmi, se nelle mie parole cogli falsità e ipocrisia. Davide è morto, ti dicevo. Si è arreso senza accorgersene al suo Golia; destino tragico, subdolo, inimmaginabile.

Davide, trentuno anni, ricco, bello, possente, amato. Un animale, nel senso più nobile del termine. Il mondo era suo, questo di mondo perché nell’altro, a quanto pare, le posizioni vengono azzerate. Ed è inutile che fai finta di non crederci dicendo che non può essere.

Davide è morto. Non è il primo, non sarà l’ultimo. Purtroppo. Un malore, una botta secca. Saranno gli esperti a spiegare di che botta si è trattato. Proprio lui, muscoloso, asciutto, ogni centimetro di pelle monitorato costantemente. Un bravo calciatore arrivato anche in nazionale. Ma poteva essere anche un campione di ping pong o di bigliardino, qualsiasi cosa. Poco cambia, era un eroe.

E un eroe non può morire. Un eroe deve vivere pure per te che hai pancia e colesterolo e trigliceridi a palla. Tu che non ce la fai neanche ad allacciarti le scarpe, tu che il dottore ti ha detto di non fumare perché fa male. Tu che mangi come un maiale e bevi come una spugna, tu che te ne freghi delle regole perché si vive una volta sola, tu che ognuno sceglie come morire. Tu sai che c’è lui, c’è anche per te. A ricordarti come si fa o come si dovrebbe fare, tu che non lo farai, almeno oggi. E al momento ciò può anche bastare, perché sai che se un giorno inizierai a riguardarti nulla ti turberà. Ecco perché l’eroe non può morire, perché se muore lui muore anche la speranza che è in te.

L’equipe di luminari è al lavoro, alla ricerca di quel cavillo sfuggito ai controlli. E lo troveranno. Sicuro. E l’eroe sarà più umano e meno eroe. E a morire sarà stato semplicemente un bravo ragazzo. E tu di tanto in tanto lo ricorderai. Ed io so il perché.

Un eroe non muore mai.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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