Lettera dal Purgatorio

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«Sono appena arrivato. Non chiedetemi dove perché non lo so, e non chiedetemi nemmeno quale tragitto abbia fatto perché neppure questo so. Non so niente, ricordo solo il sopraggiungere del treno e poi il buio. A pensarci bene  una cosa la so. So perché tra le tante soluzioni abbia scelto proprio il treno. Ho scelto il treno perché da piccolo mamma e papà mi portavano alla stazione insieme a mio fratello a vederlo partire. Io dicevo che da grande avrei preso il treno da solo e sarei partito per un lungo viaggio. Papà rideva, e pure mamma rideva. Nessuno mi aveva spiegato che avrei dovuto io salire sul treno e non il treno su di me. Ma è andata così, indietro non si può tornare.

Sono nel posto che sulla terra chiamate purgatorio. Qui non si sta né bene né male, qui il tempo non esiste. Qualcuno definisce coraggioso il mio gesto ma io ho dei grossi dubbi. È vero che ho risolto i miei problemi, però è vero pure che ho aggravato quelli degli altri. Ho lasciato nella disperazione tante care persone e per questo mi rivolgo a voi ragazzi. Non fate come me, vivete la vita, anche quando sembra brutta, niente potrà mai essere più buio della mezzanotte. E poi c’è sempre tempo per venire qua. A voi mamma e papà chiedo perdono. Certo meritavate miglior sorte, ma non l’ho fatto apposta. Sono stato male, tanto male.

Non è colpa di nessuno però, è andata come doveva andare. Nessuno poteva accorgersi di me perché eravate tutti impegnati a vivere o a fronteggiare il proprio mal di vivere. Però la speranza c’è. È nelle cose buone e belle della vita. A voi che restate suggerisco di rispolverare gli antichi valori nobili dell’umanità, valori che grazie a Dio non sono stati ancora aboliti. Più spazio allo sport, alla cultura, all’arte. Rispettate la natura e amatela. Siate solidali. Sono certo che se avessi fatto solo in minima parte ciò, adesso sarei ancora con voi a decidere come trascorrere il fine settimana.

Mi dispiace, mi mancate tanto, voi e la pizza con la mozzarella. Qui è tutto buio, ma non è un buio che fa paura. Sono sereno, avverto tante presenze, sono piccoli flash. Le albe e i tramonti sembrano ricordi, appaiono e si dissolvono in un attimo. Non c’è spazio, non c’è tempo. Si vive di intuito e il mio intuito mi dice che questa non sarà la mia destinazione finale.  Almeno sono prossimo a scoprire la differenza tra inferno e paradiso. Confesso che adesso un po’ di paura la sento, un brivido di preoccupazione. Ma dura un attimo, sento una musica celestiale che mi lascia ben sperare. Ora devo andare. Veglierò su di voi e non vi farò mancare il mio aiuto. Troverò il modo, ma non pensate di mettervi in contatto con me, non serve ed è pericoloso. Aprite piuttosto il vostro cuore, siate sensibili. Solo così ci sentiremo. C’è un posto a cui si può accedere solo passando per il silenzio. Ci incontreremo là».

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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