Le ciliegie

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Ho afferrato quelle ciliegie, le ho staccate dal ramoscello, tenendolo con una mano. Un po’ rosse, un po’ bianche.
Mi sono chiesta: saranno pronte?

Ne ho lisciato sul dorso della mano una e l’ho addentata, senza stare tanto a preoccuparmi. Mi è parsa turgida, ma saporita con quel sapore leggermente asprigno e fresco. Ho calpestato il prato morbido girando intorno a quel ciliegio magicamente diviso in due da un innesto. I ricordi si sono assiepati tra le foglie sottili, nei colori di quelle ciliegie così belle e corpose. C’è il profumo di te, papà. C’è il tuo respiro, il tuo sguardo soddisfatto che ammira un albero generoso. Ho rivisto la tua pelle, riassaporato i tuoi occhioni. Ora una parte delle ciliegie è nel cesto. Sono lì e attendono di essere contemplate per la loro eleganza ed il gusto deciso. Io non posso dimenticare l’emozione che mi ha trafitto.

Ho rivisto la cura e l’amore che animava le tue mani quando ti occupavi di quel ciliegio. Ho sentito la tua voce, la tua risata. Lì, sotto quel paradiso di colori dove neppure il soffio del vento mi ha destato. Sono rimasta ad osservare quei frutti, ho posato il mio sguardo sul movimento sontuoso delle foglie.

La forza di un ricordo è stata devastante. Non ho potuto sorridere, non ho saputo vivere la leggerezza naturale di un impeto di gioia nel vedere le ciliegie sul nostro albero. Non ne sono stata capace perché non ci sei più. Avrei voluto che tu potessi vederle, ammirarle, assaggiarle. Avrei voluto raccoglierle con il tuo aiuto.

Le afferrerò di nuovo, papà, e proverò ad essere serena mentre mi scorreranno tra le mani, un po’ bianche e un po’ rosse.
Te lo prometto.

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