La bottega Delle Belle Arti

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Cosa ci fa uno come me in una bottega? Se fosse la bottega di una volta, quella della pasta sfusa, delle caramelle come resto e della gassosa piccola della nonna sarei nel mio ambiente naturale. Ma non è questa la bottega di cui si parla; perché ci sono botteghe e botteghe e poi c’è “La bottega Delle Belle Arti”, un nome altisonante, un progetto ambizioso, un’emozione, un’amicizia che cresce.

Ci vogliono cuore, passione e coraggio; ci vogliono Orazio e Rodolfo, anime pie e sensibili, artisti veri capaci di sottrarsi all’oblio dei giorni nostri. Si respira un’aria buona, bella gente, non solo bravi maestri. Raccolgo gomme e matite facendo finta che mi appartengano da sempre, impacciato ripiego il foglio il cui retro è buono la prossima volta. Bisogna dare un’anima ad oggetti inanimati. Avete mai visto voi un teschio che ride? Di solito un teschio è serio, imperturbabile, può celare angoscia o gioia, non ci è dato saperlo. Il mio ride. È uscito così. Ed io rido con lui. E gli altri ridono con noi. Qualche collega prova a rincuorarmi, mi dice che sono un faro, e con me si può riuscire anche a vedere l’arte sotto una luce diversa. È dura per me mostrare ciò che non so fare, ma sarebbe più dura smettere di emozionarmi. Tra la perfezione di un volto di De André e la criniera al vento di un armonioso cavallo ambisco al ruolo di giullare di corte, come se fosse facile esserlo. Ma è l’unico disponibile. Ad essere sincero mi piace avere poco da insegnare e tanto da imparare, forse perché mi esonera dalle responsabilità. Essere maestro di nulla ma averne tanti pronti ad insegnarti. Cerco di sopperire con le parole al tremolio della mia matita. Con Leonardo e gli altri artisti che hanno fatto la storia ho un rapporto di buongiorno e buonasera, con quelli moderni conto di incontrarmi su terreni a me più consoni. Ma la bottega rimane per me un viaggio nel tempo.

L’ottimo dolce offerto da una di noi come arte di gentilezza e bontà; lo spumantino di un visitatore generoso, le spiegazioni di Orazio, maestro d’arte sensibile e lungimirante; l’amicizia di Rodolfo, con il quale condivido i colori del cielo e del mare; il sorriso di tutti voi e la mia arte, quella di arrangiarmi come e quando posso. E se l’arte fosse un’ottima scusa per stare insieme? Domanda che sa tanto di risposta.

Penso all’autunno che verrà, all’odore di mosto che mi porterò dietro dalla mia campagna, tra un grappolo d’uva e un melograno, camini che fumano e castagne in attesa del Natale. E poi le rondini che tornano e di nuovo l’estate calda con un anno in più e un dipinto che mai avrei sperato di realizzare.

Raccolgo i miei pensieri.

Se fossi un pubblicitario ti direi vieni pure tu, ma io sono un amico, di quelli che non devono venderti nulla. Per questo credo che abbia valore la mia testimonianza.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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