Il mio amico Cavallo Pazzo

Tempo di lettura: 2 Minuti

«Hoka Hey! È un buon giorno per morire!», è il grido di battaglia che hai ereditato. Per te morire significa rinascere a vita nuova, liberarti dalla prigionia delle cose che non vanno per tuffarti nell’entusiasmo delle novità che affascinano.

Un tempo eri un soprannome, ora sei leggenda, tu sei Cavallo Pazzo. Del grande guerriero indiano hai ereditato anche il coraggio, l’astuzia e quella sottile linea di follia che ti angustia e ti spinge verso l’irrequietezza dell’incognito, verso un mondo inesplorato. Tu hai sempre fatto l’indiano, nel bene e nel male, perché tu segui la tua strada, anche quando ti porta verso l’abisso. Dici che sei andato via per lavoro, ma io non ci credo. La verità è che non ti abbiamo capito e tu non hai capito noi.

Lasciamelo pensare perché io, noi, siamo come te. Cerchiamo le stesse cose, facciamo gli stessi errori. Hai sofferto e hai fatto soffrire, mentre hai cercato l’approvazione, il calore umano, l’amicizia, l’amore. Non si dice fai il bravo a chi lo è già e allora il tuo diventa un grido d’aiuto, perché un cavallo deve essere libero di cercare le sue praterie.

Adesso ti vedo felice come un bambino e allora galoppa e non ci pensare, perché è meglio un pazzo felice che un savio infelice. Però ricorda sempre che la tua felicità passa attraverso quella degli altri, dei vecchi e dei nuovi. Hai aperto il tuo cuore a una nuova avventura, adesso c’è Ily nei tuoi pensieri, ed io che la credevo una marca di caffè… Però qualcosa a che fare con il caffè ce l’ha pure, visto che, come il caffè, Ily ti toglie il sonno e ti eccita tanto.

Sei andato in capo al mondo a trovarla, in Messico addirittura, perché tu sei Cavallo Pazzo, perché le tue praterie confinano con l’infinito. Ma se in un tempo lontano dovesse finire il caffè, ricorderai l’aroma dei giorni belli. Adesso ti saluto, io resto qua, al posto mio, perché sono diverso da te, una diversità che non mi toglie il privilegio di vivere sotto lo stesso cielo tuo e di volerti bene. Non mi resta che augurarti buona fortuna. Ci rivedremo, un giorno, quando vorrai riposarti, e giocheremo a carte, come ai vecchi tempi. Raccontami il Messico ora, perché tu sei Cavallo Pazzo e io no. Ma ricorda pure che, come dice un proverbio messicano, «Non è sufficiente che un uomo sappia cavalcare, egli deve anche saper cadere».

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

Rispondi