Il cielo delle mille e una notte

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di Paola Lombardi

L’aria è rarefatta, fresca, una leggera brezza trasporta profumi densi di frutti maturi. Contro il profilo delle colline si scorge un chiarore soffuso, l’eco della luce, una luminosità che sembra affiorare dal sottosuolo. Il cielo, ancora buio, è cosparso di stelle alimentate da una luce fredda e scostante. La notte ha un odore. Brilla con i suoi miliardi di stelle e ci guarda con curiosità. Quel chiarore che si diffonde tra i profili sinuosi delle colline è un richiamo e una promessa.

È questo il momento più bello della notte, quando le ore tutte uguali vengono travolte da quel chiarore accennato. La notte si colora di magia. Tutti i racconti di Sherazade attraversano la volta del cielo.
Aspettare l’alba è l’unica cosa che si possa fare.
Pensa a questo Enrico mentre apre le finestre e guarda il cielo. Un brivido lo percorre. Non di freddo, ma di nostalgia. Ricorda benissimo quel cielo. Quel cielo che preannuncia l’alba. Rivede se stesso con la camicia bianca stropicciata, impregnata degli odori della notte. Sentiva il freddo, il freddo provocato dall’alcol e dall’eccitazione, affiorargli sotto la pelle, sentiva nel palmo della mano le dita ghiacciate di una ragazza che lo guardava dal basso verso l’alto. Ricorda quella sensazione di attesa.

“Ecco sta per succedere”, si diceva. Stringeva la ragazza al suo fianco e, in silenzio, il silenzio reverenziale dei credenti, aspettava l’alba. Il sonno lo teneva sveglio. La stanchezza della notte, l’infinità delle occasioni perdute e colte, lo tenevano sveglio.
Adorava le notti nella città.
Andare, brindare, ballare, ridere, brindare, sorridere, conquistare, sedurre, andare.
Un vortice di emozioni diverse che lo stordiva. Prima dell’alba, andava via. Usciva fuori, tornava sotto il cielo per andare a cercare quell’attimo di eternità che lo conquistava. Quel cielo che si illuminava lentamente, che nascondeva le stelle una ad una. Era felice. Felice di essere stanco, felice di sapere che sarebbe andato a letto. Dormire e dimenticare il giorno. Nessun obbligo, nessun impegno. Sherazade era la sua sola compagna.
I racconti che aspettano l’alba.

Enrico richiude la finestra. Non può fermarsi ad aspettare l’alba. Deve fare in fretta. Alle sue spalle c’è un sonno tormentato in attesa della sveglia e davanti una vita da pendolare che lo aspetta. Ma è certo che Sherazade con il suo cielo da mille e una notte tornerà.

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