Conosco un uomo che vive per strada

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di Paola Lombardi
Conosco un uomo che vive per strada. Proprio in mezzo alla strada. Si sposta, ma non tanto spesso, per questo è un punto di riferimento nel quartiere. Il nome non lo conosco. Non possiamo dire di aver fatto le presentazioni ufficiali. Non è che mi saluta quando mi incontra. Al massimo, mi chiede se ho una sigaretta. Ma non gliela puoi offrire normalmente, quest’uomo che vive per strada ha molte fissazioni. Sembra un nevrotico come tanti e per questo superstizioso. Devi prendere il pacchetto con la mano sinistra e aprirlo con la mano destra e solo con la mano destra gli puoi porgere la sigaretta. Altrimenti ti dice che così non va bene, o gliela dai con la mano destra, oppure ti dice che non ne vuole più e ti manda qualche imprecazione alle spalle.

Una volta, mi sentivo parecchio giù di corda, mi sono fermato a parlare con quest’uomo. Gli ho chiesto come ha fatto a trovarsi per strada. Mentre mi guardava fisso in faccia, ho pensato che con una buona lavata e una sistemata a barba e capelli forse non avrebbe più di 50 anni. Ci ha messo parecchio tempo per rispondermi.

Alla fine quando stavo per andarmene mi ha detto: “E’ come scivolare e non avere niente a cui aggrapparti, non avere i muscoli sui quali tenersi e cadere. Non cadi di botto, scivoli lentamente fino a ritrovarti per terra. Mica è facile stare per terra. Dopo un po’ ti accorgi che non fai più i pensieri di prima. I pensieri sono pezzetti di carta sospesi che svolazzano davanti a te nel giorno e nella notte. Per tante ore, invece, non pensi nemmeno. Guardi nel vuoto, non ti importa di nulla. Però, sai una cosa? Ti cresce dentro una specie di dignità, più grande di prima, tutto ti offende, tutto ti dà fastidio e tu, in fondo lo sai, che hai fatto la scelta giusta e sei migliore di tutti quanti gli altri. Anche di te che credi di essere una brava persona. Mica lo sei veramente, cosa credi?”.

Certo io lo so da me che non sono una brava persona, gli offro dei soldi, mi dice che sono troppi, che vuole solo monete e non banconote. Allora, vado a cambiarli e gli porto le monete. Mi ringrazia a modo suo, sollevando appena il mento in uno scatto di saluto. Nemmeno io penso sempre, a volte, non penso per niente, mi assopisco la coscienza, guardo la tv e non capisco niente di quello che dicono, vedo solo qualche immagine un po’ sfocata, è come guardare le gambe frettolose della gente che attraversano la stazione centrale. Ma io non scivolo perché ho paura.

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