Al tempo del Coronavirus

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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Per l’intera giornata sui social e in ogni luogo non si era parlato di altro; tutti esperti e con la ricetta pronta. I pareri erano discordanti: c’era chi sosteneva di non allarmarsi più di tanto poiché si trattava di un virus solo un po’ più pericoloso dell’influenza e chi, al contrario, asseriva convinto che ben presto il mondo si sarebbe trovato coinvolto in una pandemia di proporzioni gigantesche.

Vico accese la tv, come ogni sera, nel momento in cui l’esperto virologo stava ultimando la sua intervista: «… allo stato attuale, quindi, rischia solo chi ha un quadro clinico già compromesso».

«Ovvero?», gli chiese puntuale il moderatore in studio, «Giusto per chiarire meglio ai telespettatori che ci seguono».

«Certo, la verità è che sono morti coloro che avevano già problemi seri di salute, difficoltà respiratorie e cose simili; il coronavirus si è aggiunto. Ha peggiorato la situazione, in sostanza.» Seguì una serie di rigorose prescrizioni, che, a detta del bravo dottore, avrebbero consentito di ridurre il numero dei contagi.

Vico tirò un sospiro di sollievo, aveva due polmoni di acciaio lui. Glielo aveva confermato appena qualche settimana prima lo pneumologo. E poi, il fatto di eliminare strette di mano, baci e abbracci per arginare il virus a lui stava più che bene, ne aveva fatto a meno per una vita intera e non aveva certo intenzione di iniziare ora, alla soglia della pensione e, a dirla tutta, assistere a quello scambio di inutili e sdolcinate effusioni gli procurava tanta amarezza. E ancora, mantenere un metro almeno come distanza interpersonale era manna per lui, che quando parlava con qualcuno non si posizionava mai a una distanza inferiore a quattro o cinque metri. La prescrizione di evitare luoghi affollati poi, gli aveva procurato un sorriso compiaciuto, lui che era tutto casa e lavoro. Era evidente che comunque la mettevano a lui la cosa non riguardava, aveva le stesse probabilità di prendersi il virus di chi poteva morire di mucca pazza senza mangiare carne. Rincuoratosi cambiò canale. Si mise a seguire una trasmissione in cui si parlava di dieta. Anche in questo caso gli esperti non erano concordi tra di loro. Gli affettati erano da evitare, i formaggi solo quelli freschi e magri, il pane poche fette e solo crosta, senza mollica, la pasta ogni tanto, la frutta lontano dai pasti e con moderazione poiché, a differenza delle credenze, troppa frutta, che tra l’altro conteneva un alto contenuto di zuccheri, faceva ingrassare. Niente sale, per via della pressione, la verdura solo le foglie senza gambi, niente alcool e nemmeno sulla quantità di acqua erano concordi gli esperti e comunque andava consumata lontana dai pasti. Il pesce non sempre, il salmone era troppo grasso, i dolci da evitare come la peste. Niente snack, via caramelle e cioccolatini. La frutta secca, ecco, quella faceva bene. Tre noci al giorno, non di più. «Tre noci?», esclamò irritato Vico, «Ma vai a quel paese!» Cambiò nuovamente canale. L’esperta parlava di sesso, questo sì che faceva bene. Vico si chiese se c’era un’alternativa per lui, per stare bene, vista la sua scarsa attitudine in questo campo. Per un attimo provò a immaginare se c’era qualcuno capace di fare sesso a un metro di distanza. Ad ogni modo, appurato che ancora una volta il problema non lo riguardava, visto che anche in questo caso non avrebbe ridotto la sua distanza interpersonale, mangiò qualche fetta di pane abbrustolito, un tocchetto di formaggio stagionato con un’insalata mista.

«Dunque, ricapitoliamo», disse.

«Niente baci, ok. Niente abbracci, ok. Niente strette di mano e piacere di conoscerti, ok. Distanza di almeno un metro, ok. Starsene a casa, ok. Niente sesso, ok, purtroppo.» Euforico, e in barba alla dieta, stappò un buon Brunello, quello riservato alle grande occasioni. Era solo, non doveva render conto ad alcuno se non al Padreterno o chi per esso.

«È arrivato il momento di sostituire la stretta di mano con il sorriso e in questo senso non tutto viene per nuocere», disse uno scrittore che partecipava in studio al dibattito, «la stretta di mano a volte può essere fredda, il sorriso è sempre caldo».

«Basta, pure lo scrittore ci mancava. Quante minchiate.» Per poco Vico non tirò il telecomando verso la televisione. Stancamente tornò sul canale iniziale e rimase scioccato per ciò che stavano dicendo.

«I soggetti maggiormente a rischio sono gli anziani», disse un dottore che partecipava al dibattito. Vico recuperò in fretta e furia il suo obsoleto dizionario e non senza fatica trovò la parola anziano che lesse con un tuffo al cuore. “Anziano, soggetto di età superiore al sessantacinquesimo anno”. Lui, sessantacinque anni compiuti da qualche settimana soltanto. Magari si saranno sbagliati, oppure non è aggiornato.

«Domani mattina ne compro uno nuovo. A un metro almeno di distanza dal venditore.»

Dormì male tutta la notte. Poi quando la stanchezza si fece sentire stette meglio. Trovò nel suo comodino una preghiera la quale diceva che viviamo tutti sotto lo stesso cielo. “Vegliate voi tutti dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.”

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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