Un evento teatralizzato per il debutto del romanzo Come titoli di coda

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Storie che appaiono come anelli spezzati di una catena, soltanto alla fine si ricongiungono e, pur mostrando la frattura, ricompongono un’armonia in cui ogni tassello si svela e ogni vicenda si scopre agganciata all’altra. Come titoli di coda è l’ultimo romanzo di Giuseppe Vera, venafrano di adozione, docente di filosofia amato da più generazioni e infaticabile immaginatore di trame. Non solo trame letterarie ma anche creative.


Il debutto del romanzo Come titoli di coda è avvenuto nella palazzina liberty di Venafro, uno spazio pubblico, accogliente dove in tanti, tra cui l’assessore alla cultura Dario Ottaviano, hanno assistito a una presentazione diversa da tutte le altre.

Giuseppe Vera
Giuseppe Vera

È stato come entrare a teatro. Vivere le scene, entrare in contatto con i personaggi, provare un’emozione, affidarsi alle voci degli attori, lasciarsi coinvolgere dalle musiche. Nulla è stato lasciato al caso, tutto è stato compiuto in una scelta stilistica raffinata. Sceneggiatore della teatralizzazione dell’evento è stato lo stesso Giuseppe Vera che ha curato ogni aspetto, ogni tassello di una sorta di messa in scena del testo. In tanti hanno accolto il suo invito a mettersi in gioco attraverso letture, improvvisazioni, performance, interpretazioni musicali. Il tutto per avvicinare i futuri lettori alla scoperta delle pagine di un racconto avvincente che si snoda dall’immediato dopoguerra ai giorni nostri e che inizia in un piccolo centro di provincia per procedere verso Roma, poi Londra, Praga, Napoli. L’autore rielabora i ricordi collettivi di decenni densi attraverso storie esemplari che pongono i protagonisti di fronte a sfide da cui emergono, a volte, sconfitti, altre infragiliti, ma profondamente umani.


Il romanzo Come titoli di coda nasce da un impegno verso i lettori e fonde tre racconti diversi che sarebbero dovuti essere pubblicati autonomamente, pur facendo parte di una trilogia. Sono diventati, invece, un romanzo lungo che armonizza la trama e la rende una partitura di sentimenti. Giuseppe Vera ha trasposto nella scrittura un’analisi profonda della storia più recente rigenerandola nella complessità delle sue creature letterarie.


Un romanzo particolare che non poteva che essere mostrato al pubblico se non in una forma particolare.
I tre atti sono affidati all’interpretazione vibrante di Gianni Di Chiaro, di Elvira Cocca, di Antonella Pietrangelo e Vera Cavallaro che per l’occasione ha guidato una rappresentanza del suo progetto performativo Lucciole. Queste creature immaginarie, interpretate da Maria Teresa Valente, Maria Palumbo e Valentina Cornacchia, che alimentano il desiderio di magia che si nasconde in ognuno di noi, sono entrate nella sala avvolte negli abiti, creati dalla stessa Vera Cavallaro, del sole, della farfalla iridescente e della regina dei cristalli di ghiaccio. Scintillando di luce hanno regalato un’atmosfera incantata al pubblico.
Di grande suggestione la selezione musicale creata da Luca Vera e affascinanti, in alcuni momenti struggenti, la voce e la chitarra di Pietro Mascio che si è esibito dal vivo.

Vera Cavallaro
Vera Cavallaro


L’autore è stato l’attento regista dell’evento affidando le sue parole e le sue storie alle voci di lettori, attori, complici e ai lettori che verranno:
“Dalla cima dell’albero maestro si stacca un gabbiano. Vola al largo, fa un giro, scompare e ritorna: è il mistero che si nasconde e qualche volta si svela”.
La cultura si condivide, prende forma, diventa parola, lettura ad alta voce e teatro. Come la vita che, sorniona, ci guarda e, a volte, ha lo sguardo di un autore immaginatore di trame e di incontri.

Paola Caramadre

Giornalista, autrice e lettrice onnivora e curiosa. Promotrice culturale, 'regista dei libri' e cofondatrice di Tantestorie.it

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