John Huston e The Battle of San Pietro, intervista a Giuseppe Angelone
Sulle pendici di Monte Sammucro c’è il paese di San Pietro Infine. Quello “nuovo” e quello “vecchio”. Si perché il “paese vecchio” è stato il centro abitato fino al dicembre del 1943, quando la storia ha fatto irruzione nel tranquillo paesino dell’alto casertano seminando morte, distruzione e miseria.
Di quei giorni terribili, cruenti e tanto sofferti per i sanpietresi, oltre ai ruderi dell’abitato che è diventato Parco della Memoria Storica nel 2003, c’è un film documentario, The Battle of San Pietro, che porta la firma di uno dei più celebri registi di Hollywood, John Huston. E’ proprio in questi giorni che il fronte interessò la zona di Mignano Montelungo, Monte Camino e Monte Sammucro, i soldati americani riuscirono ad entrare in paese il 17 dicembre, e con loro, c’era anche Huston con i camera man. Ho incontrato questa estate nella biblioteca di Pietravairano lo storico Giuseppe Angelone, docente all’Università della Campania “L. Vanvitelli” che ha spiegato i particolari di John Huston a San Pietro Infine e di The Battle of San Pietro.
Professor Giuseppe Angelone, The Battle of San Pietro è uno dei documentari più importanti di tutta la seconda guerra mondiale, perché?
The Battle of San Pietro è sicuramente il documentario più importante di tutta la seconda guerra mondiale. Già la sua uscita nella prima versione nel 1944, e poi nel 1945 dopo i tagli voluti dal generale Marshall, la critica decise di indicare nel documentario girato a San Pietro e nelle aree limitrofe, tra il dicembre 1943 e il febbraio del 1944, il più importante documentario della seconda guerra mondiale soprattutto per le scene che lo stesso Huston aveva voluto rappresentare. Un documentario molto interessante perché per la prima volta Huston documenta la guerra non solo da parte di chi la combatte, come per i soldati americani, ma anche da parte di chi soprattutto è costretto a subirla ovvero da parte dei civili. In realtà questo documentario nella sua prima versione di circa 60 minuti fu censurato perché presentava la guerra non solo come un’epopea vittoriosa, che era il documentario di propaganda che forse il War Department voleva che si realizzasse, ma quello che John Huston realizzò fu un documentario che poi rappresentò un vero e proprio manifesto contro la guerra. Documentò sia le battaglie dei soldati americani sul fronte di Monte Lungo, monte Sammucro e San Pietro sia l’eroismo americano guardando i soldati americani nella loro umanità, quindi eroi per caso, e non come una forma di patriottismo, non esaltata. Per la prima volta all’interno di questo documentario vengono inserite scene di soldati americani morti. Fino a quel momento c’era stata una visione edulcorata della guerra, invece, John Huston fa intendere che ovviamente in guerra si può anche morire. La seconda parte, ovvero la parte finale di questo documentario, che si concentra negli ultimi cinque minuti nella versione che noi conosciamo di circa 33 minuti viene dedicata ai civili di San Pietro. Come dicevo, la guerra deve essere documentata anche da parte di chi la subisce, quindi vediamo la distruzione totale del paesino e soprattutto le pessime, precarie condizioni dei civili che sono costretti a vivere già da due mesi di stenti per evitare sia l’occupazione tedesca ma per evitare soprattutto i cannoneggiamenti americani che provenivano dall’area di Montelungo.
Nel filmato si vedono in lontananza i cannoneggiamenti sulle montagne, i carri armati che scendono dalla via di Venafro, queste sono scene create ad hoc da Huston ma sono probabilmente scene reali?
Sì sono scene assolutamente reali della guerra, non sono scene ricostruite perché in realtà gli studi a partire soprattutto dagli anni ’80 del 900 hanno stabilito che quasi la totalità delle scene di battaglia sono scene ricostruite ma non era una ricostruzione che viene fatta sullo stile hollywoodiano, John Huston riesce a ricostruire le scene nella maggior parte dei casi con gli stessi soldati, con quelli ovviamente che si sono salvati dai combattimenti, e soprattutto le ricostruisce nei luoghi dei combattimenti quindi intorno alla stessa San Pietro Infine perché gli inglesi pochi mesi prima avevano già realizzato delle ricostruzioni di scene di battaglia ma le avevano fatte completamente in studio. Quindi le caratteristiche delle scene di Huston sono quelle di utilizzare non solo gli stessi soldati, ma anche le aree di guerra in cui quei combattimenti si sono verificati. Le scene, soprattutto dei carri armati, sono scene che mostrano fatti reali. Huston fa una critica molto aspra nei confronti dei generali, di coloro che devono gestire la battaglia, e che in realtà se ne stanno nelle retrovie e quell’area territoriale non la conoscono assolutamente. Quindi i soldati, non tanto le artiglierie, ma gli addetti ai carri armati si troveranno sotto il diretto fuoco nemico. In quegli stessi giorni tra l’8 e il 16 dicembre anche le truppe italiane del primo raggruppamento motorizzato hanno combattuto a Monte Lungo per la conquista della montagna insieme alla fanteria americana della 36esima divisione del Texas. In questo caso, nelle testimonianze dei soldati italiani, si parla proprio di un tiro al piccione perché in realtà i tedeschi si erano asserragliati sulle alture, in maniera particolare su Monte Camino e soprattutto sul monte Sammucro che è la montagna dove alle falde c’è San Pietro Infine. Ovviamente attaccare e sfondare al centro nella zona di Monte Lungo era assolutamente errato tanto che poi quel fronte si riuscirà a liberare grazie a due manovre a tenaglia che verranno fatte dalla fanteria proprio sul Monte Camino e sul monte Sammucro per cercare poi di scendere su San Pietro Infine e conquistare dalle alture il valico, la cosiddetta chiave della valle del Liri, o meglio San Pietro, ritenuta la chiave dell’accesso alla valle del Liri dove c’è Cassino.
Lei ha avuto modo di visionare i rulli originali, quindi di visionare tutti i 220 minuti della pellicola?
Assolutamente sì, tutto il materiale è conservato presso gli Archivi Nazionali di Washington o meglio gli archivi di College Park perché sono stati diciamo delocalizzati a College Park nel Maryland a circa 40 minuti da Washington tutto il materiale è conservato. Ci sono tutti cosiddetti “rulli spuri” che poi sono stati tagliati e inseriti all’interno delle tre stesure originali perché dobbiamo dire che in una ricostruzione che ho pubblicato recentemente ho potuto verificare che ci sono tre documentari. C’è il primo di 60 minuti, c’è un secondo di 38 minuti ed un terzo di 32-33 minuti e questo è stato dovuto appunto ai tagli che furono chiesti dal generale Marshall, il capo di stato maggiore dell’esercito americano per evitare che scene cruente e soprattutto morti americani si potessero vedere all’interno di questo documentario per evitare che ci fosse uno shock per le famiglie che avrebbero visto il documentario quando sarebbe stato proiettato nelle sale cinematografiche americane per far capire lo svolgimento della guerra sul fronte italiano.
Anche se in realtà John Huston aveva già censurato le scene dei militari americani morti…
In realtà non aveva censurato proprio tutte le scene, aveva fatto un’operazione, di cui parla nella sua autobiografia. Il giorno prima della battaglia, quindi dovrebbe essere intorno al 16 dicembre, perché la battaglia a cui fa riferimento è l’ultima quella che poi dà la possibilità ai fanti americani di entrare a San Pietro il 17 dicembre, Huston dice che si era fatto aiutare anche dal più grande giornalista reporter di guerra Ernie Pyle che era presente proprio sul fronte di Monte Lungo. Intervista i soldati americani che il giorno successivo sarebbero scesi in battaglia. In realtà, registra anche, non solo da un punto di vista visivo ma anche da un punto di vista sonoro, materiale che purtroppo è andato perduto o meglio per il momento non è stato possibile rintracciare queste interviste, questo sonoro. John Huston nell’autobiografia dice proprio di averlo distrutto questo materiale dal momento che lo riteneva molto forte perché aveva documentato questi ragazzi diciannovenni e ventenni che il giorno prima stavano parlando del loro futuro, delle loro ragazze, delle loro mogli che avevano già negli Stati Uniti quindi della fine della guerra e invece il giorno dopo molti di questi ragazzi moriranno in battaglia. Nel primo montaggio John Huston sovrappone le voci dei soldati americani girate il giorno prima con le immagini dei soldati morti e lo stesso John Huston dice: Penso che l’effetto è stato troppo forte anche per me e ho deciso appunto di tagliarle e di gettarle, di bruciarle. In realtà non sappiamo se effettivamente è andata così cioè non sappiamo se effettivamente John Huston abbia poi conservato questa pellicola queste registrazioni originali. Sta di fatto che per il momento presso gli archivi nazionali degli Stati Uniti non è stato ancora possibile rintracciare questo materiale audio.
Nel 1958-59 John Huston è tornato a San Pietro, perché?
Allora questo è un luogo comune che si è diffuso negli ultimi anni a San Pietro Infine, in realtà John Huston non tornerà mai più a San Pietro Infine. Torna a San Pietro Infine, agli inizi del 1959, una troupe dell’esercito americano per realizzare un reportage che si intitolava San Pietro Italy today. Si voleva documentare a 15 anni di distanza dalla guerra, quindi nel 1959, la ripresa di San Pietro cioè capire se il paese fosse stato ricostruito o meno e soprattutto capire se ci fosse un nuovo insediamento. Tanto che noi abbiamo questa immagine che ho rintracciato dove vediamo le immagini della San Pietro del ’59 e della San Pietro distrutta e del nuovo insediamento che da pochissimi anni era stato realizzato appunto dove insiste l’attuale San Pietro Infine quindi John Huston non tornerà mai. In questo documentario che va in onda per la ABC, questa grande emittente americana, c’è in realtà all’inizio del documentario una brevissima intervista a John Huston che parla di questa sua esperienza a San Pietro ma in realtà lui non è mai più tornato. C’è un problema legato ad una sua o meno presenza per un film, Addio alle armi, sulla scrittura del romanzo di Hemingway, in cui c’è proprio all’inizio, dove ci sono i titoli, praticamente ci sono delle immagini che in realtà sono legate a San Pietro Infine. Siccome John Huston di questo film era il regista originario, poi ebbe dei problemi e quindi il film fu affidato a un altro regista importante americano, è probabile che questi brevissimi frammenti iniziali o siano stati girati in quell’occasione oppure, come io credo, sia materiale che provenga dai rulli già girati a San Pietro tra il 1943 e i primissimi del 1944 ecco quindi sfatato un po’ il luogo comune del 1959.
Ci sono fotografie di Robert Capa scattate a San Pietro Infine, visto che il 4 gennaio era a San Vittore del Lazio?
Assolutamente sì sempre conservato presso gli Archivi Nazionali di College Park nel Maryland c’è un set di fotografie che sono contrassegnate diciamo dalla sigla di Robert Capa. Le immagini, molte, riguardano però soprattutto l’area di Venafro e Pozzilli perché è aggregato alla prima forza di combattimento speciale, la First Special Service Force che combatte appunto nella zona a nord di Venafro e poi combatterà anche nella zona di Monte Camino per quel famoso accerchiamento di cui parlavo prima quindi abbiamo molto materiale che riguarda invece Napoli non abbiamo materiale che riguarda l’area diciamo della provincia di Caserta che all’epoca in realtà non esisteva nemmeno perché era stata aggregata a Napoli nel 27 dopo la soppressione voluta da Mussolini e appunto però noi ci ritroviamo del materiale che riguarda tutta l’area che va grosso modo da Venafro Pozzilli e San Pietro Infine e anche San Vittore perché la Radicosa è a San Vittore del Lazio ai confini proprio con San Pietro Infine.
di Antonio Nardelli*
*Tratto dalla tesi di laurea “The Battle of San Pietro, John Huston e il Parco della Memoria Storica” Accademia di Belle Arti di Frosinone