La Città che non c’è, tutti in piazza

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Ci sono la strada, la piazza, i bambini che giocano, il tempo che smette di affannarsi. Ci sono delle storie da condividere, da portare in piazza per farne una discussione collettiva. Le idee, le parole, gli scritti, le azioni diventano un festival che racconta la città e chi la vive. Una città che ancora non c’è, ma che si può contribuire a costruire mettendo insieme esperienze e proposte.

La terza edizione del festival La città che non c’è, ideato e realizzato dall’associazione di donne TIPE, è dedicata ai movimenti. Ecco spiegato il sottotitolo dell’edizione 2023 “tutti in piazza“.

In piazza anzi in largo Bartolomeo Perestrello quadrante est della città di Roma si incontrano da domani mercoledì 21 giugno autori giornalisti scrittori e attivisti per raccontare i laboratori permanenti che agitano le città, modificano le coscienze, cambiano le regole del gioco trasformando la società grazie all’impulso delle lotte dal basso.

Il tema da cui parte questo racconto in quattro capitoli dedicato alla città e ai movimenti è il diritto all’abitare.

“Abitare la lotta” ne parleranno Sarah Gainsforth, Enrico Gargiulo e Maria Vittoria Molinari con la moderazione di Ylenia Sina.

Ad introdurre l’incontro sarà il coro Hurlahoop Choir.
Il festival La città che non c’è tesse reti di condivisione tra letteratura, attivismo e arte. L’anteprima del festival si è tenuta venerdì 16 giugno con la mostra in via Marin Sanudo realizzata in strada come se fosse una linea di congiunzione tra Leporello e Risma Bookshop, due librerie di ricerca fondate da due donne.

Il tema della mostra, a cura di Claudia Capodici, è tratto da SCUMB Manifesto (Society for cutting up men’s books), l’ultimo libro di Justine Kurland, in cui l’autrice presenta una serie di collage realizzati usando immagini tratte da libri di artisti che hanno monopolizzato il canone estetico del mondo della fotografia, attraverso la rivisitazione della sua stessa libreria.

Inoltre, SCUMB Manifesto è un omaggio allo SCUM Manifesto di Valerie Solanas, che auspicava la fine degli uomini in favore di una società superiore, completamente al femminile.

Tra humor e attivismo, critica e parodia, Justine Kurland mette in discussione le rappresentazioni sociali usando un linguaggio visivo che traccia un filo matrilineare a partire dai collage anticonformisti di Hannah Höch e dai riassemblaggi della Pop Art.

La mostra resterà, come una installazione urbana, fino al 12 luglio.

La città che non c’è è un festival gratuito e aperto a tutti. La prenotazione non è necessaria, quindi siete tutti i benvenuti in piazza Bartolomeo Perestrello domani 21 giugno alle ore 19.

Foto di Enrica

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