Oggi ho visto un bambino

Tempo di lettura: 2 Minuti

Oggi ho visto un bambino. Avrà avuto sette, otto anni. L’ho visto che andava a scuola, insieme ai suoi compagni. È sceso dal pulmino e si è infilato in classe. Aveva il grembiule blu scuro, con il colletto bianco e il fiocco rosso. Tutto sistemato. E

ra talmente sistemato che gli altri bambini lo prendevano in giro. Lo prendevano in giro pure per la sua squadra del cuore che perdeva sempre, o quasi.

A volte gli facevano i dispetti perché non sapeva fare a “mazzate”, come dicevano loro. In compenso era ben voluto dalla maestra perché era bravo ed educato. Così volevano gli altri, così si comportava lui.

Con gli anni si era convinto che la vita fosse quella e che addirittura poteva ritenersi un privilegiato in quanto erano gli altri a decidere per lui. Poi si è addormentato. Be’ non proprio addormentato, diciamo che l’ho visto sospeso in una specie di dormiveglia.

Grazie a un caro amico appassionato di filosofie orientali quel bambino è tornato nella stessa scuola circa quarant’anni dopo.

La vita è bella perché tutto ha un significato e i conti vanno saldati, sempre. L’amico gli ha appoggiato alcune campane su tutto il corpo. Poi si è messo a farle suonare. Il suono erano delle vibrazioni, sembravano cerchi concentrici come quando butti un sasso nello stagno.

La cosa eccitante era che lo stagno ha un limite, mentre quelle vibrazioni sembravano allargarsi fino ad abbracciare il mondo intero, ad inglobare tutti gli esseri viventi, mari, monti, e quant’altro.

Poi quel bambino cinquantenne si è ridestato e ha visto dalla finestra che i colori si erano fatti più nitidi. Il cielo sullo sfondo era terso, mai così terso. Gli alberi erano verde intenso, mai così intenso. Anche le cose che prima sembravano insignificanti avevano il loro peso, come una zanzariera rotta che sembrava più spessa di quanto fosse nella realtà. Ho colto nel volto di quel bambino una luce diversa. Credo che abbia capito che ogni passo va fatto al momento giusto. Credo che stia per saldare i conti con il passato. Sono felice per lui. Sono felice perché quel bambino sono io.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

Rispondi