Tre penne biro
di Mirella Morelli
A pensarci bene, c’è sempre stata una penna tra le mie dita. Da che ho imparato a scrivere, via via negli anni, sempre più presente man mano che il mio tempo scorre.
E’ l’oggetto che meglio mi rappresenta anche oggi che web, lavoro e ahimé fretta mi vedono sempre più china su una tastiera, come in questo momento. Eppure…
Eppure non c’è istante importante della mia vita in cui non ne abbia avuta una in mano, in mente, in borsa, nel cuore.
E non mi riferisco solo a momenti ovvii: la penna con cui ho firmato il contratto di lavoro, quella con cui ho scritto la mia prima poesia, quella dall’inchiostro finito nell’istante cruciale, e via così.
La penna è me. Sia che la riceva, sia che la doni.
Appena uscite dal Museo Egizio, dopo un decennio che non ci vedevamo, la mia carissima esoterica amica mi regala una penna dicendomi: “E’ troppo tempo che hai smesso di scrivere… La penna ti aspetta”. E io ho ripreso.
Avevo giovanissimi inflessibili venti anni quando un uomo che amavo, e che forse mi amava, mi parlava di monaci amanuensi, di sentieri fra le montagne, di eremi inviolabili e algide celle, di canti gregoriani e di vespri al tramonto, e io reprimevo la voglia di carezzargli il viso e sublimavo il bisogno regalandogli una stilografica…
Cosa c’era nella mia borsa di prezioso, allorché si accingevano a chiudere per sempre la bara di mia madre? Non potevo lasciarla andar via senza nulla di mio! Una penna, sì, aspettate vi prego, la mia penna! La mia penna per te, mamma, che non amavi scrivere e che non ne trovavi mai una per la lista della spesa, la mia penna è per sempre vicino alla tua mano, e ti sento sai?, quando sfiori le mie dita restituendomela, e le guidi mentre scrivo, con quel soffio freddo e lieve come solo una carezza d’angelo…
“Tu regali sempre una penna alle persone che ami?… E perché non mi hai mai regalato una penna, amore mio?” mi chiese con tono di rimprovero il mio compagno, e avevamo poco più di trent’anni, poi fissandomi fermamente negli occhi continuò: “Io sono lineare come un tronco di pioppo, pulito come una sorgente d’alta quota, e se vorrai sceglierne una per me non crucciarti, prendi pure una piccola biro Bic: è semplice come me e il mio modo di amarti, nera rossa o blu non importa, purché sia una semplice biro Bic!”.
E io gliele comprai tutte e tre, a quel ragazzo che ancora oggi è mio marito.
C’è sempre una penna, sì, sui libri e insieme ai libri, tra i mille oggetti da cercare comprare consegnare al tempo o ai ricordi. Una penna è me.
E queste righe sono l’inchiostro di parole che oggi voglio condividere con voi, perché credo nel dialogo e nella comunicazione: la mia penna virtuale, per voi.