Perdere la testa

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di Laura De Santis

Una voce melliflua, lineamenti regolari e luminosi occhi verdi, erano gli ingredienti principali del fascino innegabile di Paris. Oltre al suo nome, naturalmente. La dolcezza di ogni suo gesto e la grazia accattivante di ogni suo passo erano il corredo naturale di una ragazza bionda per la quale in molti avrebbero perso la testa. Paris era talmente tanto abituata ad essere amata che non aveva mai nemmeno ipotizzato che qualcuno potesse ignorarla. Le piaceva piacere nella continua e ossessiva ricerca di conferme. In fondo, non ci si chiama come la città dell’amore per caso. Sulla strada di Paris si mise di traverso una opaca ragazza castana che, per ragioni incomprensibili, riuscì a non essere travolta dal fascino di Paris. E quello che è peggio, è che davanti all’anonima ragazza castana Paris si sentiva trasparente. Insulsa.

Il disastro avvenne quando Paris si rese tristemente conto che il nuovo collega di ufficio non la notava affatto. La ignorava, non le rivolgeva la parola preferendo scambiare battute volgari con l’anonima ragazza castana. Un giorno rimasero soli nell’ampio ufficio e Paris sfoderò tutte le sue armi. Fu tutto inutile. Il collega non fece che una smorfia. Più simile al disgusto tra l’altro. Per Paris fu una dichiarazione di guerra: “Ti farò perdere la testa“, gli sibilò tra i denti andandosene via. Non lasciò l’ufficio, ma corse nella mensa che conosceva bene. Prese il coltello più grande che trovò e tornò su. Paris dimostrò a se stessa di avere una grande forza. Sapeva impugnare il coltello meglio di quanto avesse visto nei film. Giocò d’astuzia cogliendo di sorpresa il collega. “Te lo avevo detto che ti avrei fatto perdere la testa”, sorrise nel dirlo. Il collega si sentì in trappola. Tentò di parlarle, ma servì solo ad anticipare il colpo sferrato da Paris. Il custode li trovò così: il collega nascosto sotto la scrivania con le braccia ripiegate sulla testa e Paris che colpiva all’impazzata il tavolo gridando: “Ti farò perdere la testa, lo farò”.

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