L’idea del viaggio

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In un principio d’agosto bussò a casa mia l’idea del viaggio. Di per sé non era nemmeno allettante e nemmeno particolarmente interessante. Ma venne di sua spontanea volontà e non mi sembrò opportuno negarle l’ospitalità. Si insinuò nella mia casa con gesti e parole affascinanti, Si accomodò sulla poltrona in salotto e rimase con me nei mesi successivi. Mi fece compagnia, alimentò le mie insoddisfazioni, qualche volta mi fece commuovere e, bevendo il mio caffè, mi indusse ad immaginare.

Mi sistemai anch’io, per giornate intere, sulla poltrona di fronte alla finestra e guardai fuori come si guarda un film sullo schermo. Vidi le scene di paesaggi in movimento, immaginai percorsi, sentieri, tappe e panorami. Guardai il mare, desiderai provare sulla pelle l’aria fresca del mattino. Disegnai le mappe, studiai cartine e stradari. L’idea del viaggio rimase sempre al mio fianco ad osservare i miei sforzi per darle retta. Vedendola così comodamente adagiata sulla poltrona da tanti mesi, mi chiesi come le fosse venuto in mente di spronarmi ad andare quando anche lei preferiva, o almeno mostrava di preferire, la comodità di una casa.

L’idea del viaggio si fece terrea in volto e mi guardò con disprezzo e urlando: “Mi sono sbagliata, mi sono sbagliata!”, aprì la maniglia del portone facendo mostra di voler uscire. La bloccai proprio sull’uscio. Mi sentii in colpa e accettai implicitamente la sfida che mi aveva appena lanciato. Se pure avessi nutrito dei dubbi, ora erano stati fugati dal desiderio di non deludere la mia ospite. Arrivò il nuovo anno e l’idea del viaggio prese il volo. Mi incamminai anch’io sapendo di lasciare alle mie spalle le abitudini, le certezze, i luoghi familiari e senza sorprese, i volti amici e il sentiero che io stessa avevo tracciato per costruire il mio presente.

Nel momento in cui chiusi il bagaglio guardai al mio presente e lo sentii falso, meschino e bugiardo. Chiusi il rubinetto del gas, abbassai le serrande, staccai la corrente e mentre facevo tutto questo pensavo all’idea del viaggio. Sentii la stanchezza percorrermi le ossa come una premonizione, provai la fame, il freddo e il disagio di trovarmi in un posto sempre sconosciuto. Mi fermai qualche istante a soppesare quello che stavo per fare con quello che avevo sempre fatto. Mi arresi all’idea del viaggio. Non cercai nemmeno giustificazioni, la vita che avevo fatto fin ad allora era comunque la mia vita, non potevo condannarla né tantomeno ripudiarla. Aveva fatto parte di me, senza la mia vita fino ad allora, l’idea del viaggio non sarebbe mai venuta a cercarmi. Aprii il portone e partii con il sorriso che l’idea del viaggio mi aveva regalato.

Paola Caramadre

Giornalista, autrice e lettrice onnivora e curiosa. Promotrice culturale, 'regista dei libri' e cofondatrice di Tantestorie.it

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