Le prime luci del giorno

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di Laura De Santis

Arrivano i piccioni per primi, volteggiano tubando rapidi, subito dopo scacciati dalle cornacchie, dalle piche e dalle ghiandaie.

I corvidi gareggiano con virulenza con i gabbiani per conquistarsi il predominio sulla piazza. Si muovono velocissimi in questa guerra aerea di posizioni. Sfrecciano, planano, si lanciano in picchiata prima che arrivi il camion della nettezza urbana. Gli uccelli lottano per contendersi gli avanzi degli umani, la loro sporcizia, i loro sprechi. I netturbini sollevano i sacchi neri di rifiuti e si sente lo squittire dei ratti, si intravede qualche codina.

Il semaforo pulsa con i suoi colori fissi e le prime automobili iniziano la guerra di posizione su strada. A quest’ora c’è ancora una sola corsia quasi ordinata. Tra poco ci saranno ingorghi informi di clacson e di strilli.

Le finestre sbattono lassù al sesto piano. Il quartiere si risveglia. Le prime luci del giorno lasciano il posto alla luce cupa del sole filtrato dallo smog della metropoli.

Nessun rumore sovrasta l’altro e tutti insieme fanno un’orchestra distonica. Il giorno finisce così subito dopo l’alba. Tutti corrono in una esistenza che corrode e stride, io li guardo schiaccio un pisolino, il rumore non mi infastidisce più, ci sono vantaggi ad avere un corpo di bronzo e un cuore di pietra. Per fortuna i corvidi hanno scacciato i piccioni. Ora nessuno mi da’ più noia e io mi godo la città e le follie degli uomini.

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