La giocatrice di ruolo

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Quando lui ha incontrato lei, riversa su quel pavimento freddo e ad un passo dall’irreparabile, io stavo ancora cercando di scrivere la storia che li avrebbe legati.
È sempre stata una delle mie maggiori convinzioni di giocatrice di ruolo: puoi credere di aver inventato chissà quale tipo di personaggio, puoi pensare che quella vita non esisteva prima che tu arrivassi e prendessi decisioni, ma non è vero. Loro sono persone e hanno la propria vita.
Vivono prima di te, sono loro a raccontarti tutto quello che devi scrivere, cosa puoi fare tu se non assecondarli?
Ho incontrato Caleb in questa maniera.
Ero seduta ad una scrivania della biblioteca, la musica nelle orecchie proprio come adesso; dovevo assolutamente trovare un’identità per la seduta di gioco che mi aspettava, quando ho visto un ragazzo dall’aria molto preoccupata e dolce che sembrava cercare qualcuno. L’ho osservato mentre si voltava a destra e sinistra, fino a che non si è avvicinato:
«Mi scusi, io sono Caleb e vorrei che mi permettesse di sedermi accanto a lei.»

Credo di averlo guardato in tralice per un attimo ma lui non era impressionato, sembrava determinato e non mi ha dato scelta. Era veramente strano, non aveva con sé libri o quaderni ma voleva stare in una biblioteca. Si è seduto al mio fianco accomodandosi a suo agio per qualche minuto, dopo di che si è voltato verso di me appoggiando la mano sul mio braccio:
«Mi scusi ancora, non vorrei mi giudicasse maleducato o privo di tatto, posso assicurarle che non ho nessuna intenzione di farle del male o infastidirla. Vede, io la cercavo perché so quello che lei sta facendo e ho bisogno che lei mi aiuti. Le spiace se le racconto?»
Il ragazzo sembrava sincero e sono sempre stata abituata alle strane presenze: ero sbigottita e preoccupata ma nei suoi occhi c’era una sincerità che difficilmente ho incontrato nella vita. Gli ho sussurrato che poteva parlarmi ma sarebbe stato il caso di cambiare luogo, parlare in biblioteca non è permesso.
Siamo andati in cortile dove ho trovato un angolo in cui non avremmo dato fastidio a nessuno, ci siamo seduti su di una panchina e, dopo un sospiro, ho lasciato che iniziasse.
Per un attimo è sembrato incerto e stranamente a disagio: «Mi scusi, ma non è facile trovare un punto di inizio ed è estremamente urgente che qualcuno, o meglio lei, mi presti ascolto. Mi creda, se potessi lo farei da solo ma nella mia situazione mi trovo impossibilitato a fare qualcosa di concreto. Sono in un luogo particolare e so che lei può vederci o ascoltarci; uno strano ragazzo con un bastone imbracciato mi ha suggerito di cercarla.»
Ora questa storia iniziava ad avere dell’assurdo, decisamente più del solito, mi sono concentrata su quello che avevo intorno e ho visto quello strano ragazzo che portava con sé il suo fucile, invece che un bastone, e mi salutava da lontano. Ci mancava solo questa, Matthew è sempre stato un tipo generoso ma addirittura mandarmi i suoi amici era troppo.
«Prego Caleb, mi illustri il problema, anche se non sono affatto certa che io possa darle una mano.»
Mi ha guardato sorridente e mi ha preso le mani:
«Mi è stato detto che avrei fatto prima a farle vedere di cosa parlo, piuttosto che spiegare, ora prego, chiuda gli occhi
Mi sono trovata catapultata in un luogo dai tratti gotici: stava albeggiando e il sole filtrava dalle finestre istoriate. Mi resi conto, quando vidi Caleb passarmi di fianco, che era come se io non potessi essere vista. Mi trovavo nel suo ricordo e, da quel poco che ho intuito, neanche nel mio mondo.
Possibile che il posto in cui stanno gli spiriti sia lo stesso anche per i mondi fantasy? Nell’eventualità sia vero, devo davvero rivedere un paio di teorie sulla sensatezza della mia vita.
Caleb stava camminando nel corridoio, probabilmente si stava dirigendo da qualche parte, quando l’ho visto correre verso un punto preciso. Stesa a terra c’era una ragazza ridotta davvero male, era stata picchiata e, visti i suoi abiti, non solo quello. In un attimo lui ha cercato soccorso e l’ha seguita in un’infermeria o in un ospedale, non è affatto facile avere la giusta percezione dei fatti da qui: siamo stati lì per giorni, in attesa che la ragazza si rimettesse. In questo periodo Caleb si è affezionato a lei e, piano e con discrezione, se ne è innamorato.

Quando lei fu dimessa, il ragazzo decise di portarla a vivere da lui: le avrebbe insegnato che la cicatrice al volto non la rendeva meno bella e non doveva permetterle di smettere di vivere. L’ho sentito ripeterle, con molta dolcezza, che tutti compiono errori e che a lui non interessava affatto chi lei fosse prima del loro incontro. La ragazza, non senza difficoltà, riemerse dalle tenebre e i due ragazzi sembravano molto presi l’uno dall’altra, lo sarei stata anche io con un ragazzo così, ma le cose belle non durano per molto. Caleb e Talika parlavano di sposarsi già da qualche tempo ma lui doveva partire per qualche giorno, dopo di che avrebbero iniziato i preparativi.
Li ho visti salutarsi con il sole nel cuore, attorniati da una luce che riduce in polvere qualsiasi ombra; lei era triste per la partenza ma piena di gioia per il loro futuro. Caleb non è più tornato: è morto due giorni dopo.
La mia visione della loro vita si è interrotta lì, lui mi teneva ancora le mani e aveva il volto rigato dalle lacrime:
«Le dirò tutto quello che so su Talika e quello che ho potuto vedere con i miei occhi su quello che è accaduto dopo, ma mi deve aiutare. La prego, scriva la sua storia per la sua seduta e la salvi da se stessa.»
Non potevo certo rifiutare una richiesta così accorata. Io ora sono Talika.

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