Io lo ucciderò

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di Paola Lombardi

Stasera lo ucciderò. Lo aspetterò con un coltello nascosto nella manica, attenderò che il sonno lo colga e lo ucciderò. Così a sangue freddo. Senza pietà. Lo ucciderò. Non perché è mio marito. No. Io lo ucciderò perché è un uomo. Gli taglierò la gola e vedrò il suo sangue sgorgare per vendicarmi. Vendicare il tempo della segregazione, dell’umiliazione, del dolore. Mi vendicherò del tempo in cui le donne non avevano l’anima, mi vendicherò dell’ignoranza obbligata, della sottomissione di genere, della setticemia che mi ha uccisa, dei parti dolorosi, dei figli che mi sono stati tolti. Mi vendicherò del tempo in cui non ero che un animale ridotto in schiavitù.

Se fossi un uomo, io mi vendicherei della sofferenza patita, mi vendicherei se fossi un uomo. Se fossi un uomo avrei il sangue agli occhi, se fossi un uomo non saprei nemmeno che suono avrebbe la parola ‘perdono’. Se fossi un uomo, io cercherei vendetta. Se fossi un uomo, io vorrei essere Caino. Non sono un uomo e vivo il tempo eterno della tregua. Accolgo e regalo fiducia, dimentico e continuo ad amare. Per questo ripongo il coltello, osservo la lama la tendo davanti ai miei occhi e la dimentico guardando i miei occhi. Penso a coloro che credono in un qualche dio e penso che il loro dio, qualunque nome abbia e qualunque sia il suo popolo, dovrebbe scegliersi una donna come testimone.

Anche dio avrebbe molto da imparare. Conoscerebbe i sentieri limpidi della misericordia e della clemenza, le fonti inesauribili dell’amore e dell’accoglienza, saprebbe che vuol dire essere figlio, fratello e amato padre. Anche dio saprebbe che significa perdonare e donare speranza. Anche dio saprebbe che la vita è solo quella che ti sfugge di mano, quella rete sottile che ti lega mille volte a tutti coloro che hai incontrato, è quel lucido cuore che ti ha fatto provare mille volte la compassione e che mille volte ha alimentato infinite proteste mute per trovare la strada sicura che conduce alla pace.

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