I pensieri

vicolo
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di Paola Lombardi
“Come stanno i pensieri?”, “Stanno bene, stanno bene…” I bambini gridano e ridono, ogni volta che incontrano la signora Anita.

Non è così anziana come sembra, con lo sguardo trasognato, cammina per i vicoli del suo paese, mormorando una nenia.

Il suo incessante parlare ha il rumore dello scorrere del fiume. Quel lento mormorio di parole incomprensibili annuncia l’arrivo della signora Anita.

Tutti la chiamano signora, per carità! E lo è stata anche, ma è successo tanto tempo fa, quando Anita non mormorava affatto, ma camminava altera e impettita per quegli stessi vicoli che la vedono oggi ingobbita e trasandata.

Nessuno sa come avvenne, nessuno può dire perché. L’unica che potrebbe raccontarlo è lei, ma non è facile capire la sua litania.

“Signora Anita, si ricorda com’era elegante?”, le chiede qualcuno, anche con un pizzico di cattiveria, e lei risponde “Stanno bene, stanno bene”, e continua a camminare con quel passo strascicato e quegli abiti da vecchia che le cadono addosso sformati. “Come va signora Anita?”, chiede qualcun altro vedendola arrivare. “I pensieri, i pensieri” e Anita si ferma, sgrana gli occhi e guarda fisso in faccia l’interlocutore.

In quei momenti fa quasi paura, sembra una sibilla cumana, sembra una pazza. Dura pochi istanti, poi, riprende a biascicare la sua incessante preghiera e cammina lentamente sui ciottoli del borgo.

I bambini l’accerchiano, scherzano e ridono. Ma a momenti hanno paura anche loro e allora le chiedono come impazziti “Come stanno i pensieri” e la signora Anita risponde: “Stanno bene, stanno bene…”

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