Gli opposti possono trovare affinità
“Buongiorno e benvenuti alla prima lezione di Macroeconomia, oggi inizieremo a parlare di welfare e marginalismo, spero che tutto questo possa offrirvi una visione più ampia della realtà che ci circonda”.
Federico aveva ascoltato rapito le parole del docente, mentre molti suoi colleghi non vedevano l’ora che iniziasse la pausa pranzo, ma del resto, cosa ne potevano sapere loro del piacere di scoprire nuove nozioni? Non aveva molti amici, era sempre stato considerato un enfant prodige motivo per cui si era convinto che avere un quoziente intellettivo elevato lo rendesse automaticamente superiore rispetto agli altri suoi coetanei.
L’ambizione divorava la sua energia e la sua vita, ma non gli importava. Chiunque lo avesse visto, a primo impatto non avrebbe scorto niente di particolare in lui. Era grassoccio, occhialuto, non particolarmente alto, aveva dei capelli castani crespi e gli occhi cerulei stonavano con quel corpo così sgraziato.
La sua intelligenza era forse una compensazione per una figura così insignificante, ma la convinzione di essere il migliore intellettivamente sicuramente celava una frustrazione di fondo e la certezza di non riscuotere mai abbastanza successo tra le ragazze.
Un vociare indistinto lo distolse dai suoi pensieri e lo riportò al presente, “Cambrini, per la prossima consegna, posso essere in team con te?”, Riccardo Luchisi sperava che questa volta fare il lavoro con il più bravo del corso gli avrebbe garantito un voto almeno dignitoso. Federico Cambrini fece spallucce e accettò pensando che forse, in fondo, questa collaborazione avrebbe aiutato entrambi. “Quindi, domani dopo matematica finanziaria ti va bene?”, “Perfetto, a domani Luc-Riccardo”.
Riccardo Luchisi rimase a guardare
Cambrini che si allontanava tra i corridoi della facoltà, si guardò intorno ed estrasse il suo quaderno degli schizzi e iniziò a rilassarsi dimenticando tutto il resto. Era un ragazzo tranquillo, a cui piacevano i videogames, fare cosplay ma soprattutto disegnare, ogni giorno di più, pensava di aver scelto la facoltà che non rispecchiava veramente i suoi interessi ma di aver seguito soltanto degli astratti consigli di chi pensava di saperne di più e aveva preso la decisione al suo posto.
“Riccardo, pranzi con noi?”, appena si sentì chiamare nascose immediatamente il quaderno dentro lo zaino e cercò di non mostrarsi distratto. “Ehm, ciao Clelia, va bene”.
La ragazza sorrise e divenne rossa, finalmente avrebbero trascorso un po’ di tempo insieme, non poteva crederci.
“Che stavi disegnando su quel quaderno?”, disse lei cercando di rompere il ghiaccio.
Lui rispose con evidente imbarazzo “Oh no, nessun disegno, niente di importante”
Diamine! Stava per essere scoperto. Detestava tantissimo quando qualcuno gli chiedeva dei suoi disegni, perché quando disegnava era veramente se stesso e non aveva voglia di mostrare la sua fragilità a chiunque.
“Oh, mi dispiace di aver detto qualcosa che non va, non era assolutamente mia intenzione”.
“Non preoccuparti, ma ora vado in biblioteca, devo iniziare a studiare macroeconomia, comprerò un panino al bar e poi cercherò di concentrarmi”.
Detto questo, Riccardo iniziò a correre con il proposito di allontanarsi da quella stupida. Voleva soltanto rimanere solo con le sue macerie interiori e con il senso di fallimento che lo travolgeva. Ah! Fosse stato come Cambrini.
Federico Cambrini, intanto, rifletteva su quel Riccardo che gli aveva chiesto di fare quel lavoro in team. In fondo, lo invidiava. Era alto, magro e aveva dei bellissimi occhi verde smeraldo e dei capelli rossi e ricci, ma soprattutto le ragazze lo guardavano come un miraggio e pendevano dalle sue labbra. Quello che lo faceva infuriare però era la consapevolezza che lui non faceva niente per meritare ciò, in quanto non aveva particolari qualità oltre la bellezza esteriore.
Federico ricordò con rabbia il suo brillante percorso, a cosa era valso? Tutti lo avevano ignorato ed era per questo che era diventato così, del resto era una strategia di autodifesa.
Il giorno seguente i due si incontrarono e si occuparono del progetto senza una parola in più su loro stessi.
La settimana successiva discussero davanti ai compagni di corso il lavoro che risultò essere il migliore e valse loro un bel 29. Due persone che non potevano essere tanto diverse avevano prodotto qualcosa di buono insieme, questo li aiutò a fidarsi reciprocamente.
Riccardo decise di cercare Federico, dapprima per questioni accademiche ma poi si accorse di trovare gradevole il suo pungente sarcasmo.
Federico iniziò a pensare di non essere poi una persona così pessima e acquisì più fiducia in se stesso ed al contempo comprese che poteva essere meno burbero e severo con se stesso e con gli altri. Nacque una bella quanto inaspettata amicizia ed entrambi si sentirono meno soli.