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di Laura De Santis

Sì, non si preoccupi. Il lavoro sarà pronto domattina”. È stato questo l’incipit della mia tragedia personale. Appena riattaccato il ricevitore ho cercato di raccogliere le idee per definire la pratica che mi era stata commissionata. Tra me mi ero detta: per fortuna ho fatto installare l’Adsl almeno posso lavorare comodamente da casa. Mi sono trasferita nello studio con le migliori intenzioni convinta di poter svolgere il lavoro nel migliore dei modi.

Aspettando l’accensione del computer ho pensato di prepararmi un thè compiacendomi tra me della comodità di lavorare da casa soprattutto in un giorno di pioggia. Doveva essere un lavoro facile, doveva essere una giornata serena, ma quando sono tornata nello studio ho trovato la sorpresa: il pc non solo non era pronto ma evidenziava delle sinistre scritte bianche su fondo nero sullo schermo. La prima idea è stata quella di spegnere il computer ma con il senno del poi è stata una scelta incauta. Il PC non accennava a riaccendersi.

Il tasto consueto di accensione sembrava come bloccato. La prima reazione? Una crisi isterica in perfetta regola con tanto di pianti, urla e strepiti resistendo alla tentazione di prendere a calci il PC. Nel pieno del ciclone emotivo penso di chiamare il mio fidanzato che in teoria di informatica se ne intende. Tra i singhiozzi gli spiego la situazione e lui come niente fosse mi invita alla calma. Gli spiego che è già tardi e che sono disperata. Lui dice cose per me senza senso e io urlo ancora di più e piango ancora più forte.

“Non mi hai mai capito” grido nella cornetta e riattacco urlante come una furia. Guardo il computer tristemente spento e mi sento disperata. Fino a quando non arriva il mio fidanzato come un principe azzurro della tecnologia. “Allora qual è il problema?” mi dice e io guardando il PC singhiozzo: “Non si accende”. Allora si avvicina al mostro e schiaccia un pulsante, ne sono certa, lo stesso che ho pigiato io. Solo che il PC riparte. “Allora? Qual è il problema? Funziona”. Mi sono sentita umiliata, tradita da un volgare computer di seconda mano. Ma ho capito: il telelavoro non fa per me.

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