25 aprile, Morsillo (Anpi Frosinone): “Con la Resistenza, riconquistata la dignità di Paese libero”

Tempo di lettura: 5 Minuti

La storia non passa invano, i fiori rossi disegnati sul muro ricordano qualcosa, come un’ombra, come la speranza come un istante proiettato verso il futuro.
Quello che è stato non è un momento da commemorare, è una storia viva da portare avanti, da tenere in mente, da mostrare all’occorrenza, da discutere sempre.
In occasione del 25 Aprile 2021 abbiamo incontrato Giovanni Morsillo presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, comitato provinciale di Frosinone, a Cassino davanti la sede del Historiale dove è stato inaugurato un murales firmato da Juri Teoli.
Che cos’è il 25 aprile oggi?
Giovanni Morsillo spiega che è “una grande riflessione che va avanti da 76 anni, certo c’è una parte avversa che può volerne ridimensionare la portata, ma su alcuni punti non si può discutere e questo non si può non condividere. L’impegno dell’Anpi è la defascistizzazione delle Istituzioni, è produrre idee e valori, promuovere un tipo di cultura che è quello della democrazia, che è quello che sta all’origine delle nostre stesse istituzioni nate dalla Resistenza. L’Anpi non invade il campo dei partiti e del sindacato ma sostiene i diritti di tutti, come i diritti dei lavoratori perché ritiene che la democrazia è vera solo se è partecipata e non solo se è elettiva”.
“Nella provincia di Frosinone la guerra di Liberazione ha avuto un significato come ovunque – prosegue ancora Morsillo – perché nessun territorio in Italia è stato neutro. La provincia di Frosinone ha avuto azioni partigiane, organizzate e non, perché certo non era una provincia facile, non era un territorio facile. C’era una vigilanza assoluta con il fronte fermo per molti mesi eppure ci sono state bande partigiane in ogni angolo della provincia, come Serrone, Paliano, i Monti Lepini, Monte Cairo, la Valle dei Santi ecc. Ci sono state forti attività di spionaggio e azioni di contatto, di relazione fra esponenti e gruppi clandestini volte al dopo perché si sapeva, si sentiva che ci sarebbe stato un dopo. Le forze per costruire la Repubblica sono nate anche qui. Anche in questa provincia ci sono luoghi dove portare i fiori, dove si sono consumati atti di violenza, come i Tre Martiri toscani fucilati a Frosinone, come la donna impiccata a Fiuggi, come le vittime delle stragi (Vallerotonda e Collecarino per tutte). Abbiamo avuto gli sfollati, episodi drammatici e tristi e dolorosi che la dittatura, e la guerra, che questa ha originato, hanno provocato. Anche in provincia di Frosinone ci sono stati partigiani che hanno combattuto a Roma o in altri posti, come chi da Isola del Liri ha combattuto dalla Maiella fino a Bologna. La provincia di Frosinone non è stata una provincia neutra, ma ha partecipato attivamente alla Guerra di Liberazione”.
Quella del 25 aprile continua Morsillo “è una storia di tutti, una storia collettiva anche se viene tacciata di essere una data divisiva – e su questo Morsillo spiega – non mi meraviglia che ci sia la voce di chi non ha accettato la democrazia e l’autodeterminazione del popolo. Molti sostengono che la Resistenza italiana non sia stata influente e questo non è vero e c’è un altro aspetto sottaciuto della Resistenza: è vero la Resistenza da sola non avrebbe mai potuto sconfiggere l’esercito che ha conquistato tre quarti d’Europa, eppure c’è un aspetto incontrovertibile. L’Italia alla fine della guerra non avrebbe mai potuto sedere al tavolo della pace di Parigi come Paese cobelligerante se non fosse stato per la Guerra di Liberazione, riconosciuta dalle forze e dai Paesi Alleati come elemento che consetiva di considerare l’Italia non come Paese ostile ma come vittima ribelle sia della dittatura che dell’occupazione militare straniera. L’Italia era destinata ad essere il paese sconfitto come è stato con le altre nazioni dell’Asse e invece il fatto di aver saputo lottare unitariamente contro il regime e contro l’occupante ha permesso di riscattare l’onore della patria. Questo è il vero onore della Patria riscattato, fatto da quelle donne che magari non sapevano niente di ideologia, da persone semplici, da operai, da studenti, da preti di campagna, che hanno avuto il coraggio di mettere al primo posto la libertà. È quel popolo che ha fatto la Resistenza che è stato in grado di dire di essere antifascista. E questa è la grandezza della Resistenza, sta proprio in questo, nella ridefinizione del Paese e del suo popolo come soggetti che hanno conquistato la propria libertà e la propria dignità mettendosi in gioco sul serio e non subendo passivamente gli eventi. La Resistenza italiana è stata, fondamentalmente, una guerra per la riconquista della dignità di Paese libero”.
Una storia che si tramanda da 76 anni e che l’Anpi porta anche nelle scuole, come reagiscono gli studenti?
“I ragazzi si appassionano, di solito sono ben disposti ed è anche merito degli insegnanti, ma è capitato anche che alcuni ragazzi fossero particolarmente rumorosi o provocatori facendo il saluto romano ma poi, sempre, nel corso della discussione si interessano ai temi veri, fanno domande anche originali, vogliono continuare a discutere anche dopo l’assemblea. A patto che capiscano che non stai facendo propaganda, che non li prendi in giro, ma che proponi loro un consetto di cittadinanza responsabile, informata, critica; questo li coinvolge molto. Quello che diciamo è invitarli a farsi la loro idea in una trasmissione di sapere che non parte dall’alto verso il basso bensì è omogenea. Ho tanti ricordi con gli studenti. Alcuni, ad esempio, hanno voluto approfondire, hanno chiesto di poter andare a visitare le Fosse Ardeatine o di andare ad Auschwitz, con alcuni è nato un dialogo. Di sicuro non restano indifferenti”.
Il pensiero della resistenza è un pensiero critico che travalica i confini di un determinato momento storico e oggi che viviamo una situazione di estrema emergenza mondiale dovuta ad una pandemia Morsillo ha messo in guardia su un aspetto: “Se permettiamo al profitto di prevalere diventiamo belve”, non una dichiarazione facile che Morsillo motiva così: “Il fascismo è un prodotto della storia, non è un’invenzione di qualche folle ma la risposta, criminale ed estrema, ma lucidissima, della classe dominante alla crisi del momento, determinata dall’avanzata delle lotte per i diritti dei lavoratori. Non dimentichiamo il biennio rosso del 1919-1920. Quelle motivazioni non sono finite. Oggi quelle istanze si legano alla questione dei migranti, al femminicidio e più in generale alla questione femminile, alle minoranze oppresse, alle nuove forme di sfruttamento del lavoro umano. Tutto questo non può non avere a che fare con la libertà e con l’autodeterminazione. Se mettiamo il profitto al centro tutto diventa lecito e non è questo quello che dovrebbe essere. Come diceva Benedetto Croce la libertà è qualcosa di cui bisogna essere degni. Non possiamo dimenticare la responsabilità di essere cittadini, d’altronde per dirlo con le parole di Margherita Hack il bene è faticoso il male attraente non possiamo dimenticare mai di essere cittadini di una democrazia che va difesa in ogni momento. E per diventare buoni cittadini deve esserci una scuola all’altezza per una società altezza. Una società di pace che sa mettere al centro i bisogni della collettività”
Buon 25 aprile!

Paola Caramadre

Giornalista, autrice e lettrice onnivora e curiosa. Promotrice culturale, 'regista dei libri' e cofondatrice di Tantestorie.it

Rispondi