Ferito a morte di Raffaele La Capria, recensione del Risma Book Lab

Tempo di lettura: 1 Minuti

Per chi lo aveva letto in precedenza, Ferito a morte è risultato un po’ datato, ma comunque interessante perché sempre rivolto con lo sguardo verso il mare. Il racconto si svolge in un ampio arco temporale ed è narrato come un flusso di coscienza. Non è di facile lettura e bisogna restare vigili per comprendere cosa stia succedendo. In fondo, la storia è basata sul nulla e non ha una vera trama; narra la noia e la nostalgia. Sono molto potenti i colori, le luci, i profumi e le sensazioni, è una scrittura ricercata. Dentro c’è tutta Napoli ed un Mediterraneo dalla luce abbagliante. C’è un’idea dell’animo umano reso attraverso i suoni, le rime, le consonanze.I primi sette capitoli sono complessi e la lettura a volte risulta frustrante, nonostante le immagini siano sempre molto belle, anche crudeli, come la morte del polpo e della spigola. Il flusso continuo del punto di vista rende bene il disincanto.È un libro serio di uno scrittore onesto e lascia sensazioni piacevoli. Il suo successo è determinato dai tre capitoli finali, perché sono molto più lineari dei primi, quindi più comprensibili. Nei primi capitoli c’è l’intento di lasciarsi alle spalle un tipo di narrazione neorealista, che però in qualche modo ritorna nella parte conclusiva. Il finale vale praticamente tutto il libro, ed evidenzia il distacco temporale e la distanza geografica tra chi è rimasto e chi è andato via oltre che la separazione dalla gioventù e da Napoli. Non ci sono piaciute l’introduzione di Veronesi e la nota finale dello stesso La Capria.🌀 Abbiamo citato anche:Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese🌀 Ci ha ricordato:I film di Paolo SorrentinoLa dolce vita di federico fellini🌀 Ci ha molto colpito e commosso la parte finale del capitolo VII (gli ultimi 2 paragrafi) dalla frase “L’acqua scorre nel bagno” fino alla fine.

Rispondi