Fine stagione

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di Paola Lombardi

Quando finisce la stagione sembra sempre che sia arrivata la fine del mondo. Di solito l’ultimo giorno c’è il sole. Un sole caldo e intenso fin dal mattino e tutti gli anni mi chiedo perché dobbiamo chiudere proprio quel giorno. I clienti sono pochi. Si distribuiscono sotto gli ombrelloni cercando di essere vicini al mare ma lontani tra loro. Sono quasi tutti stranieri.

Fanno lunghe nuotate e quando tornano a riva sono intirizziti. I bagnini hanno sempre paura che accada qualcosa e debbano lanciarsi in acqua. Oggi si chiude. Dovremmo verificare le entrate del bar. Fare un inventario dei prodotti in vendita e degli arredi. Dovrei andare a comprare un lucchetto per chiudere la porta di una cabina rotta. Dovrei pagare il personale. Ma oggi c’è il sole e non mi va. Non ho mai fatto come gli altri, non ho mai festeggiato la fine della stagione. Non mi va di farlo. Non mi va di fare niente oggi. Vorrei godermi il sole anch’io.

C’è una coppia di anziani magri e agili. La pelle raggrinzita e i capelli bianchi tradiscono l’età, per il resto sembrano giovani. Io no. Sono grasso e sono stanco. Cammino poco e il mare non mi piace così tanto. Ma è il mio lavoro per qualche mese all’anno. Ai ragazzi che lavorano con me piace il mare. La giornata è finita. Il tramonto è all’orizzonte.

I ragazzi chiudono gli ombrelloni, mettono a posto le sdraio, danno una ripulita e mi guardano perché aspettano qualcosa. Per questo tutti gli anni chiamo mio cognato per consegnargli l’incombenza di chiudere tutto. Io i miei ragazzi non li pago. Non me lo posso permettere. L’anno prossimo riaprirò più tardi. Forse è meglio.

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