Una grande famiglia felice

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di Laura De Santis

Omar ha dieci anni e guarda il cortile del palazzo di fronte tutti i giorni. Dalle 14 alle 17 sale sul davanzale della finestra del soggiorno e guarda oltre i vetri. Nel cortile non c’è nessuno. Ci sono i resti di una porta da calcio improvvisata, brandelli di una rete di recinzione e qualche sporadico filo d’erba bruciato dal sole.

Dopo pranzo, d’estate, nessuno si azzarda ad uscire di casa e nel cortile del palazzo di fronte non c’è nessuno. Omar osserva attentamente. Appoggia la fronte al vetro e guarda fuori ossessivamente. Sua madre lo chiama, ma lui non sente niente. Guarda soltanto fuori. Cerca qualcosa, segue qualche figura che si muove sul selciato, a volte sorride, altre strizza gli occhi per guardare meglio. A momenti, sembra voglia battere le mani per la sorpresa.

Non volano nemmeno i gabbiani lì fuori, sotto quel cielo rovente. Non si muove niente e nessuno passa. In lontananza si sente il rumore del cancello che si apre e si chiude, qualche clacson, il ronzio lontano delle automobili che percorrono le strade.

Alle 17, quando cominciano ad intravedersi figure umane attraversare il cortile, Omar lascia la sua postazione. Smette di osservare, ricomincia a parlare, vuole fare merenda, guardare la televisione, giocare. Ascolta la madre, le parla. “Cosa guardi lì fuori tutti i giorni, Omar?”, gli chiede carezzevole. “Guardo…” e smette subito, come se dovesse ricacciare in gola le lacrime. Ha gli occhi lucidi. “Omar, piccolo mio, cosa guardi?”, chiede ancora la madre e Omar l’abbraccia.

Non ha il coraggio di dirle cosa vede, cosa immagina sullo schermo della finestra. Immagina una grande casa, luminosa, pulita, fresca. Immagina di vedere se stesso, sua madre, immagina di vedere un padre che non ha mai conosciuto. Immagina di avere due fratelli e una sorella. Vede se stesso e i suoi fratelli giocare a nascondino in un bellissimo prato verde. Vede tutti loro correre incontro a questo padre forte, muscoloso e bellissimo e vede sua madre, ben pettinata, sorridere e andare verso di loro e guardare lui con amore, il suo primogenito.

Omar preferisce guardare il suo sogno ad occhi aperti. E’ il cartone animato più bello che possa mai vedere. Una grande famiglia felice. Non ha il coraggio di dire a sua madre cosa guarda da quel vetro sporco e graffiato nel cortile vuoto del palazzo di fronte. Non glielo dirà mai. Si stropiccia gli occhi e abbraccia la sua mamma. Sono soli, solo loro due soli.

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