Storia di un uomo (dedicata a Franco Battiato)

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di Vera Cavallaro

Uomo nutrito nelle calde nebbie degli autunni etnei, tra i fertili giardini e le brezze marine di albe estive, ti sollevasti leggero come un miraggio a lungo atteso, avvolto da tele ricamate da mani sagge ed antiche bagnate dalle lacrime di commosso stupore di una madre. Uomo errante tra le afose strade dai contorni lavici, tra festosi cespugli di ginestra e bizzarri profili di pietra all’ombra maestosa di un vulcano, fiero della sua età.

Hai raccolto a lungo i profumi atavici di una terra che ti ha atteso nell’inevitabile ciclo della vita. Hai portato con te il ricordo intenso del profumo di petali di rosa, del glicine e dei fiori di gelsomino, lanciati dai balconi sulle processioni dei riti a te familiari, per poi spanderlo nelle alcove di languide odalische e confonderlo con le fragranze di unguenti afrodisiaci. Ti sei addormentato cullato da nenie arabe sotto i veli di bianche zanzariere e ti sei svegliato al suono ammaliante di lingue indecifrabili. Ti sei ritrovato tra mille sguardi stranieri lungo le strade d’oriente, accompagnato da leggende di sultani e d’amore. La sabbia del deserto ha raccolto l’ombra curva e stanca del tuo corpo per regalarla al tramonto acceso tra le dorate ed ondulate dune. Ti hanno accolto mansueti e umili genti , saggi della loro storia, tessendo per te le vesti, che ancora indossi, anche se logore, guidandoti per i sentieri senza insegne e senza luce lungo gli itinerari percorsi dalle orme dei cammelli e lungo il corso tracciato da costellazioni celesti.

Hai conosciuto la pazienza ascoltando il suono della notte e la musica del vento che precede le carovane di beduini. Hai trovato il silenzio nell’incanto di stellate notti orientali che ti ha svelato il segreto del cosmo oscurato dal caos occidentale. Con stupore hai udito come lontanissimi i suoni delle metropoli gremite di uomini in cravatta imprigionati dai sogni di carriera e hai guardato con compassione il loro inutile affanno. Hai cercato le tue radici, seduto sotto un albero a meditare, a piedi nudi per sentire la linfa vitale della terra, mentre rivolgevi gli occhi al cielo per poter volare. Hai cercato tra le epiche leggende dei tuoi avi quel senso incomprensibile di te e della tua storia che ancora scruti negli indecifrabili frammenti onirici. Hai guardato il mare gravido di promesse di viaggi tra gli archi moreschi e le finestre di case bianche ed il tuo sguardo si è perso tra l’aria rarefatta del giorno alla ricerca dei vascelli all’orizzonte dispersi dalle maree. Hai scrutato il cielo sorvolando sulle abbaglianti terrazze mentre l’aria del mattino come una carezza leggera ti inebriava. Hai vagato per i caffè tra sguardi indagatori che interrogavano i tuoi occhi per trovare un tuo assenso alla cerimonia del tè con gesti eleganti come danze ed il fumo del narghilè.

By SurrealReplicant (Own work) [CC BY-SA 4.0], via Wikimedia Commons

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