Racconti un po’ folli al supermercato

Frutta e verdura supermercato
Frutta e verdura supermercato
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“Perché non metti il guanto?” – “Il motivo è semplice” – rispondo, e ci penso seriamente. La
frutta e la verdura che hai lì davanti ha viaggiato in camion per centinaia, probabilmente migliaia di
chilometri. È stata innaffiata con diserbanti, pesticidi, fertilizzanti chimici.

La struttura, il patrimonio genetico, modificato, cosicché della melanzana, della povera zucchina, non rimane tutto
come da origine. Dritte, colorate, misurate, con occhi azzurri e capelli biondi. La maturazione si è
conclusa durante l’estenuante itinerario, il sapore gonfiato di acqua la rende tutta simile e priva di
gusto, caro pomodoro, arancia dell’Olanda mentre quella siciliana viene data a mare per tenere i
prezzi alti e i consumi in aumento di inutili trasporti. Ma quel profumo genuino, quel tocco che sa di
terra? Quello vero, autentico di contadino, nostalgico di orto di campagna?

Lei infastidita, insospettita, allarmata dalla mia grave noncuranza, vorrebbe vedermi munito di
guanto usa e getta nella spazzatura. Lo stesso guantino inutile di plastica che non sigillato perde la
sua ragione antisettica, destinato, dopo l’illusorio utilizzo, a terminare nell’inceneritore limitrofo alla
serra in cui questa verdura di ogni stagione viene generata forse senza alcun ausilio di madre natura.
Geologi, ingegneri, esperti sfruttatori hanno studiato per ambizioni e cause un po’ meno nobili
del salvaguardare l’Amazzonia, vengono ricompensati con salari invidiabili e giacimenti oceanici in
cui trivellare il prezioso, colloso, pantanatico oro nero, il quale trasportato da immense petroliere
verrà raffinato in industrie altamente cancerogene per divenire, tra i tanti impieghi, quel misero
guanto. Lo stesso che adempiuto il suo compito altamente igienico, verrà polverizzato nell’altoforno
e sotto forma di nube nera verrà colpito dalla pioggia battente per infiltrarsi nella falda acquifera
innaffiando così la stessa verdura transgenica che non posso azzardarmi a toccare con ingenua,
quanto innocente, mano ignuda.
“È solo una banana di cui tocco la scorza, non ci cago mica sopra! Anche se potrebbe essere la
cosa migliore o più naturale da fare”.

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