Le promesse mancate

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di Paola Lombardi
Dove sei?”, si mise a gridare con tutto il fiato che avesse in gola. Dopo qualche minuto non fu più un richiamo, ma una minaccia palese e lampante. Umberto, grosso come un molosso, con il quale condivideva anche i lineamenti facciali, si mise a strillare il nome di sua figlia, emettendo una sorta di grugnito. Il problema di Umberto era uno soltanto, ogni volta che doveva partire per tornare al paese doveva rigirare tutto il quartiere alla ricerca di sua figlia. Da almeno quattro anni, a Natale, Pasqua, Ferragosto e i Morti, assistevo a quella scena. Alla fine, dopo qualche ora di ricerche disperatissime, Anna spuntava fuori con la faccia gonfia di lacrime. Quel giorno Umberto sembrava più agitato e arrabbiato del solito e sua figlia prolungava la latitanza.

Incuriosito, con il pallone in mano, mi misi a gironzolare per il quartiere. Cercai anch’io, negli angoli più nascosti, nei posti meno frequentati. Seguii il mio intuito, quello che mi faceva trovare i nidi delle rondini, e la vidi. All’inizio non ne fui sicuro. Vidi una ragazza di spalle, con i capelli lunghi e lisci, ma mi sembrò più alta di Anna. Mi acquattai davanti alla scala e guardai meglio nel seminterrato del palazzo, Anna era lì, piangeva ed un ragazzo che non avevo mai visto prima le teneva la mano e la consolava. Si avviarono, insieme. Stupito di vedere Anna così bella, non riuscii a farmi da parte in tempo e loro due mi videro. Anna mi riconobbe, mi sorrise e mi disse: “Mio padre mi cerca?”, annuii appena. Lei mi guardò con tristezza. “Me ne vado. Mi sposo. Vai da mio padre e digli che non torno. Digli che mi hai visto. Con te non si arrabbierà”. Rimasi frastornato. Mi diede un piccolissimo bacio sulla guancia e salì in macchina con il ragazzo che non avevo mai visto prima.

Tornai verso casa. Umberto strillava e sbraitava, pensai di rinviare il momento della comunicazione. Pensai che Umberto fosse troppo agitato per potergli parlare. Lo vidi uscire a piedi in tutta fretta. Non pensai di fermarlo per dirgli che avevo visto sua figlia. Lo lasciai andare. Alla fine venne a conoscenza della verità senza il mio intervento. Alla fine, non gli dissi niente. Mi consolai dicendomi che ad Anna non avevo promesso niente. E poi, di Umberto ho sempre avuto paura, ma ogni volta che ci penso, mi sembra di aver tradito la fiducia e di non aver mantenuto fede ad una promessa.

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