L’amante

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Elia rifletteva sulla sua vita. Sulla soglia dei cinquant’anni si ritrovava una bellissima famiglia, un lavoro dignitoso e la gioia di vivere. Mancava, però, qualcosa. L’angustia che lo aveva perseguitato dall’età della ragione ne era la prova.

Il giorno in cui Elia decise di lasciare l’Università provò un gran sollievo. Per la prima volta nella sua vita era stato lui a prendere una decisione importante, poco contava che fosse una decisione sbagliata. Nonostante le sue potenzialità aveva studiato male, ma talmente male da dimenticare tutto, anche le nozioni più elementari. Se, per esempio, gli avessero chiesto la differenza tra Napoleone e Garibaldi lui avrebbe risposto che uno era francese e l’altro italiano senza, però, essere in grado di specificare chi fosse l’uno e chi l’altro. Prima di iscriversi a Economia aveva accennato a un eventuale corso di Giornalismo, ma era stato un tentativo velleitario. Tale aspirazione rientrava, infatti, nella lista delle cose proibite. A volte aveva la sensazione che chi nasce in campagna si accolli una sorta di peccato originale, una contropartita di rinunce che compensa il dono delle bellezze del Creato ricevuto. E tra l’alternarsi di incantevoli albe e rossi tramonti sognava.

Ma, intanto, viveva la sua vita normale, quella che piaceva agli altri. Era grezzo e pigro. Poi passò del tempo, e prese moglie, la seconda decisione più importante della sua vita, e questa sì che fu quella giusta. L’angustia, però, era ancora lì. “Trovati un’amante” gli suggerivano alcuni amici. “L’amante? Come è possibile tradire chi ami? E pure è possibile, a vedere cosa c’è in giro…” L’idea cominciò ad insinuarsi nella sua mente, come un tarlo. Ascoltava i consigli degli esperti. L’amante è quello che ci vuole, completa e stimola. Ma l’amante ha le sue esigenze, reclama spazio e attenzioni. L’amante, a volte, è più esigente della moglie. L’amante è il rifugio di chi ha il coraggio di trovarsene una. Elia si convinse che in giro, da qualche parte, ci fosse la sua amante ideale in attesa. E così prese la terza decisione più importante della sua vita. Restò grezzo, ma sostituì la pigrizia con il coraggio e acquietò così l’angustia. Si trovò l’amante, un’amante particolare. Iniziò a frequentarla nel poco tempo libero che aveva a disposizione, cercando di non far mai mancare l’amore alla famiglia. Sperava nella comprensione e nell’intelligenza della moglie, ma come poteva pretendere di giustificare la presenza dell’amante? Accorse in suo aiuto Anton Checov, incontrato per caso. Il grande drammaturgo russo aveva definito la letteratura sua amante. Elia confessò le sue nefandezze, aveva in comune con Checov l’amante. Elia era stanco ora. Gli si chiudevano gli occhi e le dita scorrevano per conto loro sulla tastiera rovente. E mentre afferrava gli ultimi pensieri della sera, aprì veloce una finestra su Internet e cercò Checov. Perché una cosa era certa: Elia, di chi fosse Checov, non aveva la più pallida idea.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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