La vita dietro la maschera

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di Paola Lombardi
Di lei mi stupiva tutto. Ogni volta. Non c’era istante in cui la guardassi e non mi sembrasse diversa. I suoi modi, la maniera di sedersi, di camminare, l’accento che dava alle parole erano sempre nuovi in lei. Non potevi mai dire di conoscerla, si trasformava ogni giorno e, malgrado il viso fosse sempre lo stesso, tutto in lei cambiava. Mutava forma, aspetto, abitudini. Bastava non vederla per una settimana per avere la sensazione di dover ripetere le presentazioni. Un’aliena che sfiorava la nostra vita.

Era come se nascondesse qualcosa, un segreto oppure un crimine. E poi era comparsa dal nulla. Questo mi dicevo nel periodo in cui non la trovai nemmeno a casa sua. Ne parlai con i comuni amici e nessuno di loro l’aveva vista dal momento in cui ne avevo perso le tracce. Ci confrontammo sul suo passato e, con nostro stupore, ognuno di noi conosceva una storia diversa. Ci sentimmo presi in giro, frodati della fiducia. Questo particolare ci spinse ad attivarci nelle ricerche. Non potevamo aspettare. La curiosità ci mordeva. Ci attivammo in ogni modo. Non trovammo nulla. Neppure il più piccolo indizio.

Qualcuno l’aveva amata, qualcun altro, come me, l’amava ancora. Le ricerche si arenarono ben presto. Di quella donna si erano perse tutte le tracce. Scoprimmo che si era data altri nomi, che viveva vite parallele e noi non eravamo i soli amici o conoscenti. Svelammo in diversi mesi un intricato mondo che aveva un solo denominatore comune: una donna dagli occhi nerissimi e dallo sguardo profondo. Il suo volto, impresso in tutti noi, era l’unica cosa vera. Pensammo fosse un’avventuriera o una truffatrice, ipotizzammo la malattia mentale e cercammo di dimenticarla. Io non l’ho mai fatto. Di solito mi aspetto di ritrovarla da qualche parte. Così trascorro i giorni in attesa che suonino alla porta sognando di poterla riabbracciare ancora una volta.

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