La folle folla

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di Laura De Santis
Ogni volta che devo allontanarmi da casa provo un brivido freddo. Sì perché io ho paura, paura della folle folla.

Se ti fermi a parlare con una persona sai che puoi incontrare forme di condivisione, motivi di scontro, cause di affinità. Ma è una persona! Una persona soltanto non sarà poi un così grave problema. Se le persone sono due puoi ancora instaurare una comunicazione pacifica, ma quando le persone diventano una moltitudine non puoi che sentirti schiacciato.

E’ così, c’è poco da girarci intorno. Tante persone tutte insieme sembrano un corpo unico senza testa. Un immenso organismo che spazza via ogni residuale speranza di umanità.

Ogni volta che mi trovo costretta a frequentare ambienti affollati ho la sensazione di dover soccombere. Non sono che una fragile foglia che volteggia rischiando ad ogni passo di essere travolta. La gente, tutta insieme, diventa una massa informe, si muove all’unisono come rispondendo ad un segnale impercettibile, se si riesce a distinguere un volto sarà un viso deformato dall’aggressività della folle corsa della gente. La folla è così, impenetrabile, minacciosa, folle. E io ho paura.

Osservo le persone anziane, quelle che hanno difficoltà a deambulare travolte da questi passi veloci e marziali. Chi perde il ritmo è spacciato. Anche io sono spacciata e mi accorgo di non avere chance. Poi mi guardo dall’esterno, come potessi sdoppiarmi, e mi rendo conto di avere lo stesso passo degli altri, lo stesso volto stravolto dalla rabbia e dall’angoscia e con sgomento mi accorgo di aver calpestato i piedi di chi non ce la fa. La folle folla ha vinto! Sono anche io fagocitata dal corpo mastodontico della gente. Io sono la folla.

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