La finestra

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Vi vedo, avvicinarvi. Avete la bellezza negli occhi. In un bagliore timido di sole, o in un’arsura senza tregua, sotto ombrelli variopinti ma ingrigiti dalla pioggia… Siete nati nella bellezza, che vi circonda e vi sostiene dal vostro piccolo sempre.

Da secoli vi vedo passare tra gli alti muri che delimitano la stradina, qui, sotto il mio piccolo portico. Un tempo eravate a cavallo. Quando è silenzio percepisco ancora il rumore dei loro zoccoli. Passi conosciuti, e scanditi dal ritmo lento.

Dalla mia finestra vi osservo.
Niente più cavalli o muli, ma volti di voi uomini e donne, quelle si. Sempre. Spesso, a volte mai. A volte c’è quiete. Una pace che nasce all’improvviso, sovente all’ora del tramonto, quando il sole carico di rosso lambisce una delle mie otto piccole pareti. Ciascuna guarda verso una piccola fetta di mondo, con occhi diversi, ovvio. Verso di voi ho una finestra, e vi vedo arrivare, guardare, passare sotto il mio riparo. La stradina è leggermente in discesa, e vi accompagna oltre il mio portico con calma, senza fretta, mai. Anche io non ho fretta, mi piace guardarvi, ascoltare, spesso non capisco il vostro vociare, a volte venite da terre lontane, dove il sole al tramonto crea diverse e impensabili magie, oppure, non ne crea affatto.
Posso darvi solo un consiglio: non oltrepassate il mio piccolo portico senza baciare qualcuno. Ciò che accade tra queste mura rimane immutato per sempre, immortale come le mie pietre.

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