La felicità di mia figlia prima di tutto

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Per Carla non c’era più nulla da fare, sentiva il suono della sirena dei carabinieri sempre più vicino. Questa volta non aveva scampo: era stata còlta in flagrante mentre rubava in casa dei signori Torrisi. Presto l’avrebbero trovata. Nelle ultime ore tutti i pensieri erano rivolti ad Allegra, sua figlia. Allegra era nata da poco, ma suo padre non l’aveva voluta fin dall’inizio: era un giovane che aspirava a diventare avvocato; non voleva interrompere i suoi studi e permettere uno scandalo nella sua famiglia di persone perbene. Addirittura Carla gli aveva promesso di “disfarsi” di sua figlia, proprio come desiderava lui, che parlava di Allegra come se fosse un oggetto. Ma Carla sentiva crescere Allegra nel suo grembo, la sentiva scalciare, e così aveva deciso di lasciare il vecchio paese e trasferirsi in Piemonte. Non aveva i soldi per mantenere la sua bambina, non aveva soldi per trovarle una babysitter mentre era a lavoro, e così, anche se sapeva che era sbagliato, si era data al furto, dopo che gli ultimi risparmi erano terminati. Era successo due volte: la prima, le era andata bene, mentre la seconda volta il signor Torrisi l’aveva vista in faccia mentre cercava di portare via soldi e gioielli, e così aveva potuto denunciarla. Mancava poco ormai, e pur di non vedere la sua bambina in un orfanotrofio e passare da una famiglia all’altra, aveva deciso di lasciarla davanti casa della famiglia Serra. Aveva avuto modo di scambiare qualche parola con i signori Serra mentre passeggiava nel parco con Allegra, perché quella coppia, sentendo il vagìto della piccola, si era subito avvicinata per osservare Allegra nella carrozzina. Era una coppia molto semplice, e fin da subito i due coniugi avevano confessato a Carla che non potevano avere dei figli, eppure, passeggiare in quel parco pieno di bambini che correvano, li riempiva di gioia. Così Carla aveva pensato a quella coppia: sicuramente loro avrebbero dato ad Allegra tutto l’amore possibile, l’avrebbero cresciuta come se fosse figlia loro. Solo un biglietto lasciò nella carrozzina: “Prendetevi cura di Allegra, è così piccola, ma ha bisogno di tanto amore e di tanta felicità che sua mamma non può più darle”. Dopo aver suonato il campanello di casa Serra, Carla scappò, e non fece in tempo a svoltare l’angolo dell’abitazione che fu subito ammanettata.

***
Erano trascorsi 10 anni. Carla aveva scontato la pena e nel frattempo aveva trovato un piccolo lavoro in una sartoria. Nei lunghi anni del carcere, la sua forza era stata Allegra, perché era convinta che sua figlia fosse in buone mani ed era felice. Certo, avrebbe tanto desiderato vederla crescere, avere delle foto dei suoi compleanni, farsi raccontare dei primi passi, delle prime parole, ma sapeva che la sua piccola era sicuramente felice. Ora che era libera, avrebbe anche potuto correre dalla sua bambina, abbracciarla e spiegarle tante cose, ma Allegra era così piccola, non voleva distruggere ciò in cui aveva creduto, non voleva spegnere ancora una volta la sua felicità. La felicità di sua figlia prima di tutto. Poi c’erano quelle giornate malinconiche: quando la tristezza l’assaliva, passeggiava nei pressi dell’abitazione Serra, sempre con una certa distanza per non farsi vedere. La mattina di Natale la famiglia Serra uscì di casa; Carla vide subito Allegra uscire con il papà, vestita con delle calze bianche ed un vestitino rosso, come il suo cappello. Era una bambina felice come tutti i bambini della sua età che aspettano tanto l’arrivo di Babbo Natale. Allegra saltava e diceva: “Papà, papà, anche dai nonni è arrivato Babbo Natale vero? Sono stata brava anche quest’anno!” E il signor Serra con tutto l’amore di un padre le rispondeva: “Certo Allegra, tu sei una bambina bravissima, sei la gioia di mamma e papà”. Ed ecco anche la signora Serra uscire frettolosamente: “Allegra, sali in macchina, ecco il regalo per la nonna, ce lo vuoi dare tu?” Certo mammina”.
Carla li osservava, erano una famiglia felice, la famiglia che lei non aveva mai avuto, dal momento che i genitori si erano separati quando lei era piccola e non aveva più visto suo padre da quando prese le sue valigie ed uscì di casa. Aveva solo 6 anni ma ricordava tutto di quella sera: la mamma gridava e rinfacciava tutto il suo odio al marito che l’aveva tradita con una donna più giovane, e da quel giorno era anche scesa in depressione, per questo era stata rinchiusa in una clinica.
Carla avrebbe tanto voluto riprendersi la sua bambina e darle quel futuro che nei 10 lunghi anni non aveva potuto darle, darle quell’amore materno che lei non aveva ricevuto da sua madre, ma più osservava quella famiglia e più aveva davanti a sé l’immagine della perfezione, che nessuno avrebbe mai voluto dividere. La felicità che non aveva mai avuto, adesso era lì davanti ai suoi occhi: i signori Serra avevano mantenuto la promessa di dare a sua figlia la felicità che ogni bambino merita, di trasmetterle l’amore di due genitori, di educarla nel giusto modo, ma soprattutto avevano conservato il nome scelto dalla vera madre: Allegra! Per Carla ciò era motivo di rispetto e gratitudine, così, dopo essersi asciugata le lacrime, si voltò e riprese a camminare.

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