La citttà di X e i gatti sacri

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di Paola Lombardi

Sulla città di X è scesa la nebbia. Gli abitanti sanno di non potersi sentire tranquilli quando la coltre lattiginosa invade la città. Di solito, anche i più avventati cercano di accelerare i passi per rientrare nelle proprie abitazioni. Fortunatamente il fenomeno della nebbia non è molto frequente nella città di X. Eppure, quei rari casi sono salutati da brividi e timori diffusi.

Ci sono donne che si fanno prendere dallo  spavento e iniziano a piangere selvaggiamente. Alcuni bambini si strappano i capelli e corrono all’impazzata. I cani ululano forsennatamente. Soltanto i gatti restano impassibili come se tutta l’agitazione intorno a loro non fosse che un riflesso sul vetro delle loro comode dimore. Perché nella città di X, i gatti hanno un ruolo fondamentale. Sono considerati esseri sacri e pertanto vivono liberamente in una cittadella fortificata, dalla quale non possono uscire, accuditi e serviti dagli umani.

In alcuni periodi dell’anno ai felini vengono tributati grandi onori, compresi dei sacrifici. Ad esempio, vengono portati alle porte della cittadella dei gatti, piccoli topi vivi che vengono sacrificati all’istinto predatorio dei mici. Tutti i gatti sono sacri nella città di X e nessun umano può vivere con un gatto in casa.

Una superstizione diffusa dice che quando scende la nebbia è perché qualche uomo ha contravvenuto al divieto di fare prigionieri i felini sacri. E quindi, gli uomini iniziano nelle notti di nebbia a cercare il colpevole. Bussano a tutte le porte cercando gli indizi che possano far trapelare la presenza dei felini. Questa sera, sembra che non ci siano gatti in nessuna abitazione. Eppure la nebbia c’è lo stesso. Le donne piangono, i cani ululano, i bambini strillano in maniera ossessiva. Gli uomini faticano a mantenersi calmi. Sentono di doversi fare forza per trovare il colpevole di tale situazione. “Non ci sono gatti”, dice Omar alla guida della squadra di ricognizione. “Andiamo alla cittadella”, suggerisce Evan. La squadra si avvia verso la collina sacra.

Il massiccio portale si presenta davanti ai loro occhi aperto inaspettatamente. Sono incerti e frastornati. Avanzano nella fortificazione. I gatti non ci sono. Nemmeno uno dei cuccioli appena nati. Niente e nessuno. Nemmeno un miagolio in lontananza. “I gatti sono fuggiti“, conclude Omar. “E adesso?” replicano tutti in coro. Avanzano verso l’antro della sacerdotessa del culto felino. La donna, ormai anziana, con i capelli sciolti mastica una delle sue foglie miracolose. “Cosa è successo?” chiede la squadra di uomini. La donna si alza con estrema agilità e scivola davanti a loro con fare furtivo, si affaccia dalla balaustra della torre di avvistamento e mostra la processione di code e vibrisse che procede verso la zona sud della città.

“Dove vanno? Bisogna fermarli!”, gridano gli uomini. La donna fa un gesto espressivo con il braccio: “Lasciateli andare, avete fatto prigionieri animali nati per essere liberi. Non potete fare niente, la colonia raggiungerà altre città. Hanno preferito la libertà e anch’io ora merito di riprendermi la libertà. Le porte sono aperte. La nebbia passerà come passano i temporali e come passa la notte. Rendete la libertà alle donne, sciogliete i cani dalla catena e date una carezza ai bambini, lasciateli anche piangere se ne avranno voglia”, così dicendo la sacerdotessa varca la soglia del massiccio portale con l’incedere di una regina.

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