Il profumo dei limoni

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di Laura De Santis

“Lia, Lia! Smettila di sognare ad occhi aperti! Vieni, vieni in cucina“, Lia si distolse dal torpore che la avvolgeva in quei primi giorni d’estate e seguì la voce di sua madre che la chiamava. La raggiunse nella grande cucina rivestita di marmo e di ceramiche colorate di giallo e di azzurro.

Conosceva a memoria tutti i decori, i disegni saturi di colore, li seguiva con un dito come ad accertarsi che fossero davvero loro. Il calore invadeva la stanza, insieme ad una sottile mistura di profumi. L’asprezza delle cipolle fresche tagliate a spicchi sottili, l’aroma fragrante del rosmarino e dell’origano, l’odorosa frescura dei pomodori aperti a metà e la dolce tonalità delle alici messe a scolare.

In qualche modo, il profumo del mare riusciva a penetrare nella cucina trascinandosi dietro i rumori del porto, le voci dei passanti e le lingue dei villeggianti. Lia era affascinata da quei richiami che la trascinavano fuori dalla casa e la spingevano ad inseguirli fino alla spiaggia.

Non desiderava nient’altro in quei primi giorni di sole che di sdraiarsi sulla sabbia a gustare il calore del sole. La madre era intenta a cucinare e le chiedeva di aiutarla. Con la voce carezzevole le suggeriva di lavare altri pomodori, di raccogliere il basilico dal vaso sul balcone.

Non c’era niente che potesse cambiare quei piccoli rituali quotidiani. Il tavolo di lavoro era invaso da pentole, piatti, tutto era decorato, tutto era vivo e vero. “Lia stasera verranno gli zii, dobbiamo preparare un dolce per loro. Ti insegnerò a fare la crema, ti va?” E Lia annuiva stordita da tutti quei profumi e da quel richiamo solenne che le arrivava dal mare.

L’estate era per lei una scoperta, ogni volta si stupiva nel ritrovarsi immersa in quel calore avvolgente, ma mai fastidioso. Non cercava altro che di trovare una scusa per poter uscire e costeggiare il molo, avvicinarsi alle barche, scrutare i volti scuri dei pescatori. Inseguiva il volo dei gabbiani, osservava con attenzione gli equilibrismi dei gatti sulla banchina e si addormentava camminando sognando di quando sarebbe stata adulta e sarebbe tornata in vacanza.

Doveva tornare a casa in tutta fretta e allora si scuoteva e accelerava il passo. Il profumo dei limoni l’accoglieva e le ricordava che era arrivata in tempo per consegnare gli ingredienti mancanti alla madre. La brezza del pomeriggio trasformava le tende della cucina in vele, le animava, le agitava e le tormentava come tormentava Lia che voleva correre in spiaggia per andare a giocare con i suoi amici. L’attesa del momento libero, l’attesa della concessione materna la infastidiva e nello stesso tempo le faceva accelerare tutte le mansioni che le venivano richieste. Lia sperava di poter andare al mare.

Le sembrava un tormento sentire il richiamo del mare e non poterlo vedere che da un angolo della finestra. “Lia, ti prego, vai a raccogliere qualche limone” e Lia, paziente, usciva in giardino. Tornava in cucina e assisteva ai prodigi della madre cuoca, le teglie pronte per essere infornate avevano un aspetto delizioso insieme ad un profumo aromatico e intenso. Per sempre, le sarebbero tornati in mente quei momenti. Per tutta la vita futura avrebbe cercato di replicare quei gesti. E per sempre, l’odore delle spezie e il profumo dei limoni le avrebbero ricordato la forza infinita dell’accoglienza e dell’ospitalità.

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