Il pacchetto di sigarette

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di Laura De Santis
I binari, i tabelloni, i treni che arrivano e ripartono, le voci che scuotono il rumore di fondo dagli altoparlanti e quel fiume umano che si riversa in ogni angolo. Le stazioni non sono mai facili da affrontare. Ester lo sapeva. Lo aveva sempre saputo che le stazioni sono luoghi pericolosi. E quel venerdì c’era talmente tanta gente alla stazione centrale che non riuscì nemmeno a fumare una sigaretta. La desiderava, sognava di fermarsi all’inizio del binario e davanti le porte ancora chiuse del convoglio accendere una sigaretta e aspirarne il fumo.

Ma non si decideva a farlo realmente. Temeva di aprire la borsa, temeva di lasciare il manico della valigia, temeva di essere circondata da malintenzionati. I viaggi in treno la irritavano. Con angoscia si guardava intorno quando sentì un forte odore di sudore intorno a sé. Si voltò e notò un uomo dall’aspetto malandato che la osservava. Allora strinse più forte la borsa contro il braccio e si spostò più avanti. Giusto in tempo si aprirono le porte del treno e salì sul vagone prendendo posto. Si strinse la borsa al petto e posizionò la valigia davanti a sé sperando di non doverla spostare per far posto ad altri passeggeri. Cercò di distrarsi guardando il paesaggio ma provava una forte angoscia.

Un’ansia impercettibile che la costringeva a lanciare occhiate preoccupate intorno a sé. Ad un tratto notò lo stesso uomo visto sulla banchina passare. La superò e lei decise di spostarsi nella direzione opposta. In tutta fretta prese le sue cose e si lanciò nel treno. Iniziò a sentire di avere il fiatone. Un peso le opprimeva il petto. Trovò un vagone quasi vuoto e si fermò, convinta di aver trovato riparo. Fu in quel momento che una mano le sfiorò la spalla e una voce le disse “signora, è suo questo pacchetto di sigarette?” Ester sgranò gli occhi trovandosi di fronte quell’uomo visto sulla banchina. Con la voce tremante rispose: “No, non fumo”. E decise di spostarsi di nuovo e trovare un altro posto sul treno.

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