Il gelato di una volta

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Il gelato di una volta veniva lui da me. Lo sentivo arrivare tutti i giorni a cominciare dalla primavera fino all’autunno inoltrato. Percorreva a passo d’uomo con un furgoncino salite e tornanti fino ad arrivare al mio paese. Si faceva annunciare da canzoni che nessuno ha mai saputo dove le prendesse, ma avevano il merito di produrre un gran baccano. Le note stonate diventavano familiari prima di perdersi tra gli ulivi d’argento e le fronde rigogliose della mia assolata collina. Il furgoncino andava talmente lento che noi ragazzi facevamo in tempo a finire la partita di pallone prima che lui colmasse la distanza che lo separava dal suo pane quotidiano. Passava nel primo pomeriggio ma si ritirava all’imbrunire perché faceva tante soste. Si fermava dove decideva lui, piazze, angoli, ovunque scorgesse una presenza umana oppure quando qualcuno lo bloccava alzando la mano come fa il vigile o gli agenti al posto di blocco. Anch’io ho avuto il privilegio di fermarlo. Era un momento carico di attesa. Ricordo la faccia simpatica del vecchietto che sarebbe stato simpatico pure se non lo fosse stato perché mi dava il gelato di una volta.

Magari il limone sapeva poco di limone e il cioccolato del cioccolato aveva solo il colore, ma era un gelato che emozionava. Il gelato di una volta era il gelato dei miei nonni. Adesso mi rendo conto come facesse un qualcosa di così freddo a riscaldare il cuore. Costava poco il gelato di una volta, solo qualche spicciolo, ma era una felicità piena, una felicità vera, perché la felicità vera deve essere alla portata di tutti, adulti e bambini. E se qualcuno era costretto a far finta di non averlo sentito arrivare non c’erano problemi perché l’anima pia di turno pagava la differenza.
Oggi è primavera, nello stesso posto in cui il pallone di noi ragazzi non rotola più ho sentito echeggiare nell’aria note stonate che si sono perse tra gli ulivi del mio paese. “Esiste ancora allora!”, mi sono detto. Un tuffo al cuore… Non potevo ignorare quella musica che mi portava indietro nel tempo. Veniva verso di me lo stesso furgoncino, magari revisionato, del gelato di una volta e suonava una canzone d’altri tempi. E il tempo si è fermato, e pure il vecchietto mi è sembrato lo stesso, forse sono cambiato solo io o forse pure il sapore del gelato, perché non conosco altri sapori che somigliano al gelato di una volta.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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