Il bottino di una giovane bibliofila

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Una processione di piccoli insettini, quasi trasparenti, che sgattaiolò sulle pagine aperte non mi spaventò. L’odore acre di polvere non mi respinse. Dal primo istante quel grande libro deposto sulla mensola in alto attirò tutta la mia attenzione. Per questo presi una sedia e tentai di prenderlo da sola, ma l’impresa si rivelò impossibile.

Non potevo fare altro che guardarmi intorno e cercare un complice che per me prendesse quel libro così strano, così grande e con quella scritta incisa in oro nella rilegatura in pelle scurissima, quasi blu. Quel libro doveva essere mio, sentii la premonizione che al suo interno vi fossero custodite storie meravigliose che avrebbero cambiato il corso della mia vita.

Fui certa che in quel volume così imponente non potessero che esserci le risposte a tutte le mie domande anche a quelle che non avrei, allora, neppure saputo formulare. L’impresa mi apparve ardua, ma non impossibile. Mi sarebbe bastato chiedere. Uscii fuori e trovai il bibliotecario che fumava affacciato al terrazzo. Mi avvicinai e gli chiesi di aiutarmi. Mi rispose “aspettami, finisco la sigaretta”. Tornai dentro per continuare ad osservare quel grande libro, temendo che qualcuno potesse portarlo via o che potesse scomparire dal mio sguardo e non avrei saputo indicare neppure il titolo per ritrovarlo di nuovo.

Quando il bibliotecario rientrò mostrai con l’indice teso quel grande libro nascosto sulla mensola in alto. Non senza qualche difficoltà l’impiegato riuscì alla fine a prendere tra le mani il libro, ma nell’istante in cui si voltò per scendere dalla sedia, il volume rischiò di cadere e diedi un urlo temendo potesse rompersi prima che fossi riuscita a leggerlo. Depose il libro sul tavolo e mi avvicinai. Appena aperte le pagine ne fuoriuscirono piccoli insettini quasi trasparenti che mi apparvero come i fossili del libro di storia, le pagine di carta lucida emanavano un intenso odore di polvere e di muffa.

Ma non mi spaventai, con le dita incerte richiusi il volume enorme, diverso dagli altri libri, e presi a sfogliare pagina dopo pagina. “Libro I” inciso in caratteri d’oro e accanto un’illustrazione con colori vividi e intensi e linee nere precise e drammatiche. Non mi sentii delusa, non mi aspettavo ci fossero fate e draghi nascosti nel libro, mi aspettavo ci fosse qualcosa di diverso dalle favole, qualcosa di più intenso, di più vero. Richiusi in fretta il volume, apposi la mia firma arzigogolata di bambina sulla scheda della biblioteca e mi avviai verso casa. Il libro era troppo grande e pesante, attraversai la piazza temendo potesse scivolarmi ad ogni passo e finalmente entrai in casa con un sorriso fiero sul viso. Mi sentii come fossi un pirata che va a nascondere il suo ricco bottino. E iniziai la lettura.

Trasformò il mio modo di leggere, fui costretta a stare seduta diritta davanti la scrivania per poter affrontare quel grande libro e le sue fantasiose decorazioni piene di forza. Non fu una lettura facile, ma le parole che scoprii furono infinite e i personaggi mi fecero piangere, disperare e sperare. Mi sentii schiacciata dal peso dell’ingiustizia, mi sentii il fiato sul collo del poliziotto, piansi di pena per la giovane madre vittima del mondo, un po’ mi innamorai di quel giovane ribelle e l’espressione “alzarono barricate” mi sembrò poetica.

Entro le due settimane previste restituii il libro alla biblioteca con un pizzico di amarezza e fui io stessa a chiedere che venisse messo nella mensola più in alto perché sperai che nessun altro lo leggesse mai più. Quello fu il mio primo romanzo.

Paola Caramadre

Giornalista, autrice e lettrice onnivora e curiosa. Promotrice culturale, 'regista dei libri' e cofondatrice di Tantestorie.it

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