Dita sporche

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Camminavo nella città spenta, ad ogni passo un sospiro e la loro eco in risposta.
Ero concentrata sulle mie mani, lunghe ed affusolate come se fossero state create per suonare un pianoforte invisibile.
Che stupidaggini farnetica la mia mente, con le mie mani non ho mai potuto suonare nulla, queste dita rimanevano sempre incastrate al punto di non riuscire più a muoverle.

I medici dissero che si trattava di un problema ai tendini, per cui tutto si sarebbe sempre incastrato in qualche maniera assurda, sotto la pressione delle mie dita. Come il respiro dopo un calcio nel petto.
Ora le mie dita erano sporche di sangue e l’unica musica che riuscivano a suonare era costituita da urla sommesse di vittime “innocenti” che si susseguivano come note di uno spartito suonato fin troppe volte.

Alzai gli occhi al cielo, rivolgendomi a qualcuno che sapevo non esistere, chiedendogli se era in grado di vedere quanti sacrifici venivano commessi in nome suo o per sua colpa. Gli sarebbe bastato un solo gesto, un’unica parola per far cessare tutto. L’attesa sarebbe terminata e la mia ira placata, invece quanto altro sangue doveva colarmi dalle mani prima che alzasse un dito? Avrebbe deciso di morire per salvare altri?
Mi avrebbe impietosito ora?

Tarda era ormai l’ora, la sua noncuranza verso l’umanità portava via anime al mondo e tutto questo solo perchè io cercavo la mia a causa sua. Nessuna mezzanotte con le sue mura dorate ci attendeva ora, abbiamo entrambi perso e nessun riposo ci avrebbe salvato.
Nessuna delle nostre preghiere ci avrebbe perdonato.

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