Direzione mare

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di Paola Lombardi
L’estate è finita. Ieri sera è piovuto. Per Anselmo non è così. La temperatura esterna non lo tange. Anselmo sfoggia pantaloncini corti e t-shirt. In effetti, non fa ancora freddo, su questo bisogna dargli ragione, ma nemmeno così caldo, come sostiene lui.
Anselmo si vanta di essere una persona felice, di essere un uomo efficiente e di non temere le avversità atmosferiche.

Oggi andrà al mare. O almeno così ha detto. Io ho messo la sveglia per alzarmi presto, prima del mio solito. Mi affaccio alla finestra, indosso la giacca di lana però, per assistere alle manovre di Anselmo. Alle 6.45, proprio come fa in piena estate, scende in strada. Si trascina dietro la moglie ancora assonnata. Carica, nel portabagagli, ombrellone, sdraio, stuoia, asciugamani, pinne e maschera con boccaglio. Indossa i calzoncini corti e la t-shirt bianca del mare. La moglie… indossa la tuta o il pigiama, non lo capisco bene. Anselmo, caricata l’automobile, alza lo sguardo, mi vede, mi sorride e mi fa: “Allora signor Riordino, noi si va al mare. Lei ci è mai andato al mare quest’anno?”.
Io sorrido, affacciato alla finestra. Ma la sua domanda mi fa spegnere il sorriso beffardo che avevo. In effetti, io quest’anno al mare non ci sono mai andato. Non ci vado mai da tanto tempo. Da quando non guido più perché sono vecchio. Da quando vivo da solo perché sono vedovo. Eppure il mare mi piace. Mi è sempre piaciuto. Guardo giù in strada Anselmo che finisce di caricare tutto l’occorrente per il mare, fischietta, la moglie è già seduta nell’abitacolo. Mi faccio serio. Un’idea mi percuote la mente. Voglio. Sì, riconosco quella sensazione che precede una decisione da prendere. Io voglio. Ne sono sicuro, posso tentare. Io voglio andare al mare. Mi illumino. Anselmo ha quasi finito, lo guardo, ho poco tempo.

“Signor Anselmo, posso venire?”, rispetto a me è giovane, mi guarda con la bocca aperta. Non sa cosa dire. Poi riflette, i suoi pensieri io li sento. Mi osserva, poi, balbetta: “Ci mette tanto a prepararsi?”, e resta a fissarmi. Mi sporgo e con un gesto gli dico: “No, il tempo di chiudere il gas e la porta. Vengo così, tanto il bagno non lo faccio”. Anselmo annuisce. Chiudo la finestra, accendo le luci, ci ripenso, il costume lo cerco e lo indosso, mi prendo anche un asciugamani e indosso le ciabatte, quelle di gomma, quelle del mare. Ho conservato tutto l’occorrente a portata di mano. Ho sempre amato il mare. Chiudo il gas, prendo le chiavi e con tutta la fretta di cui sono capace scendo in strada. Anselmo è perplesso: “Prego, si accomodi, preferisce stare davanti?”, gli rispondo di no con la testa e prendo posto sul sedile posteriore. Sorrido e dico “grazie”, la moglie sonnecchia, Anselmo, mi guarda dallo specchietto retrovisore e mi sorride a sua volta: “Si figuri”, accende il quadro, mette in moto l’auto e andiamo in direzione mare.

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