Compleanno sulla collina imbiancata da candidi gigli

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Chissà perché non ricordo quanto tempo fa sia successo, non credo di soffrire di amnesia ma una nebbia color carta da zucchero aleggia sui miei ricordi antecedenti a prima che sedessi qui, su questa bellissima collinetta che profuma di gigli.
Ricordo una cosa molto speciale, mi aveva riempito il cuore il giorno che la vidi per la prima volta, aveva delle piccole manine aperte e tentava di prendere i boccoli neri dei capelli di mamma, dei piedini così piccoli che sembravano bignè, mi ero convinto che somigliassero ai miei preferiti, ovviamente quelli alla crema.
Sembra ieri, ero incuriosito da quel piccolo fagottino cremoso, mi sono avvicinato per toccarla e si è voltata guardandomi: aveva degli enormi occhi grigi bagnati nell’arcobaleno e scintillanti di stelle, non so per quanto tempo la guardai, mia madre tentava di chiamarmi ma io correvo sull’arco colorato e giocavo con gli astri, ero solo un bambino di quattro anni completamente innamorato della mia sorellina, il resto non contava.
Non potevo andare a dormire se prima non passavo a vederla, mi dicevo ancora un minuto ma lei profumava di ciliegi e bignè, dormiva così bene, e molte volte finì che mi addormentai sul pavimento di fianco alla sua culla e non mi interessava se fosse freddo, lei era felice nel suo lettino.
La mia piccola stella cresceva in fretta, al suo terzo compleanno la mamma aveva organizzato una bellissima festicciola in giardino e lei correva dietro ad una lucertola perché voleva che diventassero amiche, mai prima di allora avevo visto qualcuno imbastire una conversazione così assurda con una lucertola, la sentivo ridere e la sua risata scintillava al sole come fosse cristallo. Arrivò il momento della torta, la mamma gli porse un pezzettino di torta, lei lo prese facendo un piccolo inchino e poi si voltò verso di me, si avvicinò e me lo diede: “Prima tu” mi disse. In quel momento comprendemmo tutti cosa volesse dire, quando negli anni precedenti, mi tirava la sua porzione di dolce: il suo unico pensiero era dare la torta a me.
L’ho vista crescere per anni, e per altrettanto tempo ho aspettato i suoi compleanni come fossero un evento meraviglioso. Desideravo che in quel giorno ci fossero solo sorrisi, correvo dal fioraio per comprarle gigli di ogni colore, lei spalancava i suoi enormi occhi e mi abbracciava. Anche quel giorno le avevo comprato dei fiori, la sarta le stava modificando il vestito ma lei corse a prendere la mia fetta di torta e la sua per mangiarla insieme, nell’euforia sporcò l’abito ma lei rideva mentre la sarta sbuffava sgridandola, nessuno dei due poteva sapere come ci saremmo ritrovati solo qualche ora dopo.
Ci sono molte cose negli anni che non sono andate come volevo io, specialmente da quando vivo seduto su questa collina imbiancata dai candidi gigli. Non ho mai rimpianto nulla ma a volte guardarla piangere mi è stato insopportabile, sentirla farmi domande a cui non potevo rispondere mi ha lacerato, io che sono venuto qui per farla vivere non ero in grado di abbracciarla e consolarla.
Nonostante tutto, ha combattuto e si è rialzata ruggendo come una leonessa, bellissima e terribile come una regina di memoria fiabesca.
Negli anni non è venuta meno la mia impazienza per il giorno del suo compleanno, so che ora è felice, me lo racconta tutti gli anni. Lei si siede accanto a me, con la mia fetta di torta e i bignè alla crema mentre parliamo della sua vita. Suo marito mi piace, le fa scintillare stelle nei suoi occhi bagnati d’arcobaleno. Proprio oggi ho scoperto che ho dei piccoli nipotini, uno dei due porta il mio nome, mi piacerebbe davvero conoscerli e mi ha promesso che li porterà da me il giorno del loro compleanno. Credo che avrò dei pezzi di torta in più quest’anno.

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