Come lepri cacciate dai cani

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di Paola Lombardi
C’era una volta una storia. O forse sarebbe meglio dire c’è stata una storia tramandata da mille voci che avevano tutte il suono della voce di mia nonna. C’era una volta una storia che diceva come fosse una cantilena di paese di un inverno di tante tragedie. E la storia diceva: “Il vento si è calmato e il mio cuore ha avuto un sussulto. Aspettavamo che la primavera arrivasse.

Aspettavamo nascosti nei nostri antri, braccati come animali, feriti come lepri cacciate dai cani. Aspettavamo che la primavera arrivasse. Oggi i ricordi di allora ci appaiono confusi. Oggi non ricordiamo cosa veramente fosse quell’inverno così lungo. Restavamo nascosti e aspettavamo che la primavera iniziasse. Cercavamo gli indizi nel cielo ancora grigio, ancora fermo e immobile. Aspettavamo che la primavera arrivasse perché speravamo che arrivando nascondesse il freddo, la fame e la paura che ci tenevano stretti nella stessa grotta.

Non eravamo più uomini, non c’era più nulla di umano intorno a noi. La primavera ci colse, allora, di sorpresa. Il sole lasciò andare il tepore, il cielo si rischiarò all’improvviso e non ricordavamo nemmeno chi eravamo stati. E’ stato in primavera che tutto è cambiato ma non la fame, non la paura, quelle sono rimaste. Abbiamo dimenticato, siamo andati avanti, ma nessuno era più quello che era stato”.

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